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Libretto famiglia, utilizzo crollato senza “bonus”

Nel 2020 l’INPS ha erogato quasi 700 milioni di euro tramite Libretto Famiglia, utilizzato principalmente per il Bonus Baby-Sitting. Nel 2021, senza il bonus, l’utilizzo del Libretto Famiglia torna ai livelli pre-Covid. L’analisi dell’Osservatorio DOMINA sul lavoro domestico, che il prossimo 8 aprile presenterà al Senato il III Rapporto annuale sul lavoro domestico.

Il Libretto Famiglia prima e dopo il bonus

Il Libretto Famiglia, istituito nel 2017 (Legge n. 96 del 21 giugno 2017), è uno strumento rivolto alle persone fisiche non nell’esercizio di attività professionale o d’impresa per gestire alcune categorie specifiche di lavoro (piccoli lavori domestici, inclusi i lavori di giardinaggio, di pulizia o di manutenzione; assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con disabilità; insegnamento privato supplementare).

Nel periodo pre-pandemia questo strumento aveva un utilizzo piuttosto limitato, con un importo lordo complessivo inferiore ai 10 milioni di euro per trimestre.

L’emergenza Covid e, soprattutto, l’istituzione del Bonus Baby-Sitting hanno determinato un utilizzo massiccio del Libretto Famiglia nel 2020: l’importo lordo complessivo ha raggiunto i 73 milioni di euro nel I trimestre e sfiorato i 400 milioni nel II trimestre, per poi tornare a diminuire nella seconda metà del 2020. Nel 2021, dopo un lieve rialzo nel I trimestre, i dati relativi agli importi del Libretto Famiglia sembrano tornare ad attestarsi ai livelli pre-Covid.

Significativo il valore medio mensile: nel 2018 e nel 2019 intorno ai 2 milioni di euro, oltre 57 milioni di media nel 2020, per tornare a circa 5 milioni medi nel 2021.

L’impatto del bonus sull’utilizzo del Libretto Famiglia è evidente anche dall’analisi del numero di lavoratori coinvolti e delle ore lavorate. Nel 2018 erano 80 mila i lavoratori coinvolti, passati poi a 105 mila nel 2019. Nel 2020 si è registrata un’impennata, con quasi 1,2 milioni di lavoratori. Nel 2021 (dato parziale, aggiornato a settembre) si è tornati a 200 mila lavoratori. Anche per quanto riguarda le ore lavorate il picco è stato toccato nel 2020, con 63 milioni di ore, contro i 2 milioni del 2018 e del 2019. Nel 2021 il valore aggiornato a settembre è di 4,5 milioni di ore.

I beneficiari del Bonus Baby-Sitting

Nel 2020, vista la chiusura delle scuole a causa del lockdown, lo Stato ha sostenuto le famiglie attraverso il bonus baby-sitting, erogato dall’INPS mediante il Libretto Famiglia. La misura prevedeva un importo massimo di 1.200 euro per nucleo familiare (2.000 euro per lavoratori dipendenti del settore sanitario pubblico e privato accreditato), da utilizzare per prestazioni di assistenza e sorveglianza dei figli nel periodo di chiusura dei servizi educativi scolastici. Complessivamente sono state presentate 1,3 milioni di domande, di cui oltre 1 milione quelle accolte (82,6%), per oltre 800 milioni di euro erogati tra il 2020 e i primi mesi dei 2021.

Considerando le domande accettate, mediamente ogni famiglia ha ricevuto 756 €.

Analizzando i dati regionali, l’importo medio più elevato si è registrato in Calabria (944 euro), dove sono state accolte circa 17 mila domande di cui il 22% da personale sanitario. Altre sei regioni, tutte del Sud, registrano un valore di oltre 800 euro pro-capite.

I valori più bassi si registrano invece nel Nordest, con Veneto e Friuli Venezia Giulia sotto i 700 euro di media. Altre quattro regioni, tutte del Nord, si sono attestate sotto i 750 euro pro-capite.

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA (Associazione Nazionale Datori di Lavoro Domestico, firmataria del CCNL sul Lavoro Domestico), il bonus babysitting non solo ha aiutato le famiglie a gestire il periodo di lockdown, ma ha anche consentito di conoscere un nuovo strumento di gestione dei lavori domestici occasionali. Purtroppo, senza il bonus, l’utilizzo del Libretto Famiglia è tornato ai livelli del 2019, aumentando inevitabilmente il ricorso al lavoro irregolare. L’analisi dell’esperienza del “bonus babysitting” può aiutare a capire i meccanismi che agevolano l’emersione del lavoro nero, dando sicurezza a famiglie e lavoratori e consentendo allo Stato di controllare il fenomeno.

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