Rilfessione sul mancato ingresso in Algeria di trenta sacerdoti per un pellegrinaggio a Tibhirine
In queste ore, è emersa la notizia , secondo la quale trenta sacerdoti cattolici di Bergamo sono stati negati i visti di ingresso in Algeria .
I Sacerdoti avrebbero dovuto compiere un pellegrinaggio sui luoghi cari alla memoria dei martiri trappiststi di Tibhirine commesso nel 1996 quando sette monaci trappisti furono sequestrati dal loro monastero presso Tibhirine e uccisi .
Non è la prima volta che l’ Algeria nega il visto di ingresso , soprattuto a religiosi . Un fatto imporante che dimostra anche la necessità, di fare pressione su questa Nazione in merito alla libertà religiosa . Non possiamo dimenticare come la Chiesa in Algeria , viva una situazione difficile , anche dal punto di visto giuridico
Il gruppo di Bergamo avrebbe anche dovuto incontrare il Vescovo di Algeri, una comunità che si trova a vivere una siturazione particolare.
Come ricordato nello nello studio ” I cattolici d’Algeria: minoranze di ieri e di oggi” (cfr https://journals.openedition.org/emam/2434) ” lo statuto giuridico della Chiesa non ha subito cambiamenti significativi, fino all’ ordinananza del 28 febbraio 2006. Prima di tale data non esisteva alcuna norma che stabilisse le condizioni e le regole per l’esercizio delle religioni diverse da quella musulmana. Negli anni 70 del XX secolo, le scuole e gli ospedali cattolici vengono nazionalizzati e spesso le chiese e vengono consegnate alle autorità
nazionali sottraendole all’esercizio di culto
Dal febbraio 2006 è in vigore un nuovo quadro giuridico specifico per le religioni non musulmane. Le autorità lo giustificavano, da un lato, con l’attività di missionari di persuasione neoevangelica e di presunte o reali conversioni tra le popolazioni e, dall’altro, con il desiderio di conferire al culto non musulmano uno statuto reale che distinguerli dalle altre associazioni . La normativa prevede che i cristiani debbano dichiarare tutti i luoghi in cui si può celebrare il culto, mentre l’articolo 7 della stessa legge indica che “l’esercizio del culto avviene esclusivamente in edifici destinati a tale scopo, aperti al pubblico e individuabili dall’esterno”. Per questo è vietata qualsiasi attività nei luoghi destinati all’esercizio del culto contraria alla loro natura e alle finalità cui sono destinati». In questo modo le autorità hanno una larga discrezione amministrativa nei confronti delle comunità non mussulmane. L’altra chiesa accumanata dalla spiritulaità di Charles Eugène de Foucauld è la Chiesa Cattolca in Marocco
L’Arcidiocesi di Rabat, trae le sue origini dal vicariato apostolico di Rabat, eretto nel 1923 dal PIO XI con la breve ” Quae catholico nomini” , nel 2017 contava 20.000 battezzati. Quindi una piccola presenza, ma sufficiente per dimostrare la vivacità di questa comunità in un paese a maggioranza mussulmana ma come ha detto lo stesso Mons Romero , prima della visita del Santo Padre Papa Francesco ” Noi, i cristiani cattolici in Marocco (Chiesa cattolica), esprimiamo la nostra soddisfazione per avere tutta la libertà di culto, tutta la libertà di praticare la nostra religione. Ringraziamo Sua Maestà il Re, Comandante dei credenti e il popolo marocchino che ci accoglie .
In questo caso, a differenza dell’ Algeria, I rapporti giuridici , tra il Regno e la Chiesa Cattolica , sono regolati dalle lettere tra il Santo Padre Giovanni Paolo II e Sua Maestà Hassan II del febbraio del 1984 .
Con questi atti il Sovrano riconosceva lo statuto giuridico della Chiesa Cattolica in Marocco avvenuto il 30 dicembre dell’anno precedente . In questo documento Sua Maestà Hassan II stabiliva per la Chiesa Cattolica in Marocco la libertà di “esercitare pubblicamente e liberamente nel Regno del Marocco le proprie attività ed in particolare quelle relative al culto, al magistero, alla giurisdizione interna, alla carità dei suoi fedeli e all’insegnamento religioso.” Come ha scritto il cardinale Cristobal Lopez Romero nell’ottobre 2020: «È a questo che vi chiamo: vivere la vita cristiana, secondo il progetto del Vangelo, in questa Chiesa che è in Marocco e che vuole essere marocchina del Marocco”. Questo si traduce in diversi modi. Attraverso l’Educazione Cattolica in Marocco (ECAM) composta da dodici scuole, 20.000 studenti, di cui oltre il 98% degli studenti e quasi tutti gli insegnanti e dirigenti sono marocchini di fede musulmana. Il progetto educativo sottolinea la dignità della persona umana, imparando a vivere nella società basata sui valori di giustizia, pace e altruismo e, infine sullo sviluppo di un metodo pedagogico attivo che permetta al bambino di essere artefice della propria educazione.
Da segnalare anche altre forme di servizi rivolti alla popolazione marocchina. A Meknes, nel mezzo della medina, una piccola confraternita di francescani accoglie centinaia di giovani marocchini per il sostegno scolastico. Tutti gli insegnanti sono volontari marocchini. In diverse località, le suore sono infermiere negli ospedali (Tétouan, Midelt, ecc.) a Temara, Figlie della Carità hanno un centro di assistenza specializzato per gravi ustioni. Tutti gli insegnanti sono volontari marocchini. In diverse località, le suore sono infermiere negli ospedali (Tétouan, Midelt, ecc.) a Temara, Figlie della Carità hanno un centro di assistenza specializzato per gravi ustioni. Tutti gli insegnanti sono volontari marocchini. In diverse località, le suore sono infermiere negli ospedali (Tétouan, Midelt, ecc.) a Temara, Figlie della Carità hanno un centro di assistenza specializzato per gravi ustioni”
Dobbiamo riflettere sul fatto di Bergamo. L’ ITalia è un attore economico importante per l’Algeria e dovremmo chiedere a questa Nazione non solo accordi di natura commerciali ma anche la possibiltà e la piena libertà di culto nonchè nessun vincolo per i religiosi e le religiose che volessero compiere pellegrinaggi in Nord Africa alla scoperta del cristianesimo di frontiera
Marco Baratto
complimenti per la bella idea…..speriamo