Situazione a Gaza: Marocco ribadisce la sua profonda preoccupazione e denuncia l’inazione internazionale
Il Regno del Marocco, il cui Sovrano, il Re Mohammed VI, presiede il Comitato Al-Quds, ha ribadito “la sua grande inquietudine e profonda indignazione” per l’aumento delle azioni militari e l’aggravamento della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, ha fatto sapere, giovedì 2 novembre, il Ministero del Affari Esteri tramite un comunicato stampa.
Il ministero degli Affari Esteri ha precisato che “a più di tre settimane dallo scoppio degli scontri militari, i civili sono sempre presi di mira, provocando migliaia di vittime tra bambini e donne e decine di migliaia di feriti, senzatetto e dispersi, aggiungendo che luoghi di culto, ospedali e campi dei rifugiati sono ancora bombardati, ultimo è stato quello di Jabalya”.
Allo stesso modo, prosegue il testo, il lancio di missili e proiettili aumenta in modo casuale contro le installazioni civili, costringendo più di un milione di persone a spostarsi e privando la popolazione di acqua, elettricità e carburante, generando così una situazione umanitaria catastrofica.
Il Regno del Marocco afferma che “tutti questi atti di escalation israeliani sono in contraddizione con il diritto umanitario internazionale e i valori umani comuni, e avvisano l’espansione del conflitto all’interno dei territori palestinesi e il pericoloso allargamento del perimetro della violenza fino a colpire le zone vicine, minacciando così la sicurezza e la stabilità dell’intera regione, sottolinea il Ministero.
Il Marocco, aggiunge il comunicato, “non può che esprimere il suo rammarico e la sua delusione di fronte all’inazione della comunità internazionale, alla mancata assunzione delle proprie responsabilità da parte del Consiglio di Sicurezza e all’incapacità dei paesi influenti di porre fine a questa situazione catastrofica.
Ribadendo il suo sostegno all’Autorità nazionale palestinese e alle sue istituzioni nazionali, sotto la guida del presidente Mahmoud Abbas, il Regno del Marocco chiede una desescalation che porti ad un cessate il fuoco e l’apertura di corridoi umanitari anche per facilitare l’ingresso degli aiuti in modo rapido, sostenibile e senza ostacoli, nonché il rilascio di prigionieri e detenuti, con l’obbligo di aprire una prospettiva politica alla questione palestinese che consenta il rilancio della soluzione dei due Stati, come concordato dalla comunità internazionale.