Venezia: se ne va Alessandro Sabiucciu, assessore provinciale
Se ne va una personalità storica della politica e del sindacato. Alessandro Sabiucciu, 59 anni, ex sindacalista della Cgil ed assessore provinciale veneziano, attualmente militava in Sinistra ecologia e libertà (Sel) è morto per infarto nella sua casa di Castelfranco.
A trovare il corpo, è stata la donna delle pulizie. Alessandro Sabiucciu era stato alla metà degli anni Novanta segretario della Camera del lavoro metropolitana di Venezia. Quindi aveva ricoperto l’incarico di assessore al Lavoro della Provincia, nella giunta Zoggia dal 2004 al 2009. Attento osservatore del mondo del lavoro, in tutte le sue sfaccettature, conclusa l’esperienza da assessore provinciale ha continuato l’attività politica con Sel.
Espressioni di cordoglio sono state formulate, tra gli altri, dalla Cgil veneziana, dalla Presidente della Provincia di Venezia Francesca Zaccariotto, dal sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e dal segretario provinciale del Pd Michele Mognato. Mognato dichiara: «La notizia della scomparsa di Alessandro Sabiucciu ci addolora e rattrista. Ne ricordo la passione politica, l’impegno sui temi del lavoro da amministratore, da dirigente sindacale e politico della sinistra che ho conosciuto fin dall’esperienza degli autoconvocati nel lontano 1984 in occasione della riforma della scala mobile». Mentre la presidente della Provincia di Venezia Francesca Zaccariotto ricorda «per sempre Alessandro Sabiucciu, uomo attento e impegnato nel sindacato e nella crescita del nostro territorio. Notevole ed importante è stato il suo ruolo a Ca’ Corner come assessore sempre sensibile alle esigenze dei cittadini».
Tanti sono i ricordi che lascia Sabbiucciu, uno dei più commoventi è certo quello di Gianfranco Bettin e Beppe Caccia: «Abbiamo conosciuto Sandro Sabiucciu, e condiviso con lui pezzi di strada, in stagioni diverse della sua vita. Come segretario della Cgil Camera del Lavoro metropolitana di Venezia, lui che nasceva operaio della Manifattura Tabacchi e impiegato del Catasto poi, quando per primo ha schierato la più importante organizzazione sindacale in termini limpidi a difesa, al tempo stesso, di lavoro, salute e ambiente nel polo industriale di Porto Marghera. E, in quegli stessi anni, partecipava con noi all’avventura di “Liberare e Federare”, alla ricerca di una declinazione solidale, democratica e municipalista del federalismo, nel tempo in cui pareva irresistibile la logica egoistica ed esclusiva delle piccole patrie. Poi, abbiamo collaborato con lui nelle istituzioni locali, quando assunse la responsabilità di assessore provinciale al Lavoro di Venezia, condividendo progetti importanti per l’inserimento occupazionale dei soggetti più deboli o per il contrasto alle forme nuove di sfruttamento come il mobbing.
Dopo le sconfitte elettorali del 2008-2009 e il travagliato dibattito ad esse seguito per la cosiddetta “sinistra radicale”, Sandro non si era perso d’animo, ma non aveva cercato incarichi, era tornato – cosa rara – al suo posto di lavoro tra le scartoffie del Catasto e dal basso, da semplice militante, con umiltà e generosità si era rimesso in cammino. In ricerca, tentando – e ci teneva particolarmente – di coniugare lavoro politico quotidiano e riflessione teorica “alta”, lettore famelico e sempre aggiornato sul dibattito culturale corrente. Era un uomo del Novecento, del movimento operaio, ma si sforzava di pensare e di agire i problemi del secolo nuovo che stiamo vivendo. Non a caso, crediamo, in quest’ultima stagione abbiamo insieme promosso le due proposte di legge regionale d’iniziativa popolare, con le quali contribuire a disegnare una possibile alternativa alla crisi, anche qui “dal basso”, per il reddito di cittadinanza e la conversione ecologica dell’economia. E ancora abbiamo vissuto il sostegno franco e leale di una forza politica nuova, cioè del Circolo di Sinistra Ecologia e Libertà di Mestre da lui coordinato, alla continua sperimentazione politico-amministrativa della nostra Lista “in comune”. Sappiamo che Sandro è stato ed era tante altre cose ma, anche solo per come l’abbiamo conosciuto, ne sentiamo già la mancanza. Addio Sandro, che la terra ti sia lieve”