Italia

Melania Rea: nelle maglie dell’orologio una prova?

Nella terza udienza del 30 maggio 2012, quando viene proiettato in aula un video di Melania prima dell’autopsia, Salvatore Parolisi si alza dal posto nel quale era seduto, vicino ai suoi legali, e chiede di potersi allontanare per non guardare i fotogrammi trasmessi in aula riguardanti, appunto, il corpo straziato della sfortunata ragazza. Non ha mai voluto vedere il corpo della moglie: né a Ripe di Civitella, nel momento in cui venne ritrovata cadavere la giovane donna, né all’obitorio per il riconoscimento.
A fine udienza, il Giudice Marina Tommolini, ha disposto inoltre il sequestro dell’orologio e delle scarpe indossate dal militare il giorno dell’omicidio, il 18 aprile 2011 e visibili nelle riprese fatte dalle telecamere davanti al chiosco di Ranelli, a Colle San Marco.
Questo fa supporre a nuove perizie e che, probabilmente, le scarpe portate agli inquirenti dal Parolisi, non erano le stesse che il caporalmaggiore quel giorno dell’omicidio, calzava. Il dubbio di molti è che anche i calzoncini corti, visibili sempre nel video delle telecamere a Colle San Marco, non siano gli stessi consegnati dal Parolisi agli inquirenti: i pantaloncini di una tuta con strisce bianche laterali indossati quel giorno, differenziano notevolmente con quelli mostrati in varie foto dai media. Molto più corti quelli periziati.
Un’altra perizia disposta sull’orologio che in quel periodo, abbiamo visto nelle varie riprese dei giorni dopo il delitto, portava al polso e che poi il soldato ha sostituito con altri orologi. Pensando all’impronta lasciata sulla coscia di Melania, fin’ora si è sempre pensato o alla cerniera insanguinata del giubbotto della ragazza uccisa, piegandosi su se stessa nel momento in cui veniva colpita ripetutamente o nel tentativo di sfuggire al suo assassino, oppure all’impronta lasciata da una felpa o indumento con polsini elasticizzati, tipo quelli, per intenderci, nei giubbotti di pelle, i quali hanno i polsini in lana a coste.


Il sequestro e la perizia sull’orologio, oltre che alla ricerca di tracce ematiche o altre, depositate all’interno delle maglie del cinturino e graffi sullo stesso ricollegabili all’aggressione, potrebbe servire anche a confrontare le maglie del cinturino stesso, in acciaio, con le tracce trovate sul corpo delle povera Melania. Non si capisce il motivo per il quale solo adesso, dopo oltre un anno, si sequestrano scarpe ed orologio, ma forse vale il detto “meglio tardi che mai” per non lasciare nulla di intentato. Sicuramente, se mai fosse stato lui ad uccidere la moglie, le tracce rimaste sarebbero state evidenziate subito dopo l’omicidio con più probabilità, e non vi sarebbero stati mesi e mesi di tempo per poter fare sparire ogni traccia con pulizie varie.
Inoltre c’è anche un altro super perito, nominato dal giudice, su richiesta degli avvocati di parte civile Mauro Gionni e Franca D’Amario, per aggiungere certezze sull’ora della morte della donna, studiando le larve sul cadavere: si tratta dell’entomologo Stefano Vanin, lo stesso che si è occupato dei casi di Yara Gambirasio ed Elisa Claps.

M.G.

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"Amo ricercare, leggere, studiare ogni profilo dell'umanità, ogni avvenimento, perciò mi interesso di notizie e soprattutto come renderle ad un pubblico facilmente raggiungibile come quello della net. Mi piace interagire con gli altri e dare la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità e fare perchè no, nuove esperienze." Eleonora C.

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