Come sopravvivere a questo?
Come sopravvivere a questo?
Per vent’anni, o forse trenta, avete sceso quelle scale, busta dell’immondizia in mano. La busta… è un arte la scelta della busta. All’inizio si sbaglia sempre. Siete ancora in due, voi il maritino e lei la mogliettina, e, chissà come succede, comprate quelle nere condominiali, oppure usate quelle bianche della spesa, che sono della giusta misura ma che si bucano per un nonnulla. Nel quartiere, poi, nessuno sa chiuderle ermeticamente come voi.
Di un altro si potrebbe dire “oggi ha mangiato cavoli, o pesci, o comunque qualcosa di puzzolente”, ma di voi no. Le vostre buste non gocciolano mai e non lasciano trapelare niente di niente. E voi siete semplicemente l’artista che ha fatto in modo che tutto questo potesse accadere. E chi portava fuori la mondezza quando pioveva? Voi! E quando nevicava o tirava vento? Voi! E le notti calde d’estate, quando fermentano le bucce e fuori è pieno di gatti? Sempre voi! Tutto sommato, vi piaceva, confessatelo. È diventato per voi un’abitudine di cui non potreste fare a meno. Ogni scusa era buona per portare la mondezza fuori: “Amore, vado a prendere una boccata d’aria!” Oppure: “Mi sa che il cane vuole uscire!” O ancora: “Pare che stasera si vede la cometa di Halley…” Eravate felici, ma suscitando la sua invidia…
Sul più bello, tutto è cambiato. Quando siete tornati dal lavoro, una sera, lo avete visto lì, il vostro secchio della differenziata – perché nel frattempo le cose erano cambiate – , sul marciapiede. Potevate, ma non avete cercato di capire. Eravate troppo ingenui. Nessuna domanda, nessuna risposta. Poi la cosa si è ripetuta una seconda, una terza, una quarta volta… Con la più naturale crudeltà di cui vostra moglie era capace, vi aveva estromesso dalla mondezza. Siete usciti per strada, senza niente in mano. Avete guardato un cielo senza comete e avete pianto.
A me lo potete dire: come siete sopravvissuti a tutto questo?