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Il sesto rito tibetano, un vortice di energia

Si racconta che Bradford, un ufficiale inglese, avesse riportato in patria, da una valle sperduta dell’Himalaya, il segreto dell’eterna giovinezza, gelosamente custodito da saggi maestri. I Lama dell’antico monastero, in cui lo stesso colonnello aveva soggiornato, l’avevano introdotto ai segreti della fonte della giovinezza. Non si trattava di formule magiche nè di fonti miracolose, ma di sei semplici esercizi corporei ” I Rti tibetani”, una vera e propria chiave per poter ringiovanire e che richiede semplicemente  pratica costante ed impegno personale. La fama dei riti conquistò immediatamente il mondo dello yoga e non solo e presto molte scuole si perfezionarono nell’insegnamento dei Cinque riti Tibetani.

Vi chiederete perchè cinque e non sei?

Il sesto esecizio è un discorso a parte.

Il sesto tibetano, non viene infatti neanche menzionato nel libro di Peter Keller che ha diffuso queste conoscenze nel libro “I Cinque Tib etani”, nè trova larga diffusione nei numerosi centri che propongono invece gli altri cinque riti. Qual è il motivo  di questa posizione particolare del sesto tibetano? Per quale motivo si evita di parlarne?

Forse perchè può essere praticato solo dopo essessersi veramente ipadroniti dei primi cinque? O forse perchè  nel Rito entrano in gioco energie straordinarie che potrebbero facilmente andare fuori controllo? Certamente per affrontare il sesto esercizio ci vuole padronanza dei primi, ma è ancor pur vero che il fulcro dell’ultimo esercizio si basa su di una energia assai particolare, un’energia che è presente in noi e di cui troppo spesso non si discute.

Parliamo della trasformazione dell’energia sessuale, perchè il Rito su questa fa leva. Già testi antichi della disciplina Yoga e di quella del Tantra si sono occupate dell’energia sessuale, così come innumerevoli testi antichi forniscono le fondamenta di quello che il colonnello Bradford vuole comunicare: chiunque riesca a deviare questa essenziale forza vitale dal semplice dominio sessuale verso campi più elevati di sentimento, della conoscenza e dell’azione, acquisterà vitalità, creatività, e libertà in misura illimitata.

Questa energia,la più forte ed intima , l’energia che ci trascina nella vita, che ci dà gioia, dolore, che ci fa innamorare, ci rende confusi, maturi, amorevoli e saggi, è spesso male impiegata e poco conosciuta dagli uomini.La sua funzione è quella di mantenere la specie e proprio di straordinaria forza motrice ma noi sappiamo poco, troppo poco, e, ancora peggio, non siamo in grado di sfruttarla come invece andrebbe fatto.

La nostra cultura occidentale  ci parla di ormoni e  di cosa avviene esattamente dal punto di vista biologico quando ci innamoriamo, quando compiamo l’atto d’amore, mentre il sesto tibetano ci porta a diretto contato con l’energia sessuale non ancora filtrata, e cioè ad un  punto in cui l’energia non si è ancora frazionata e non ha ancora generato piacere, desiderio, passione.L’uomo deve, attraverso l’esercizio, imparare a conoscere l’energia in maniera consapevole e di conseguenza riuscirà anche, in una certa misura, a padroneggiarla.

Il sesto Tibetano, il coronamento degli altri più famosi Cinque, è dunque una  tecnica Yoga che ci  serve a conoscere l’energia sessuale, a sperimentarla,a trasformarla in amore, chiarezza e soprattutto longevità. L’energia sessuale è energia vitale, è quella che, secondo la tradizione indiana dello Yoga risiede in Kundalini o chakra della radice, uno dei sette punti energetici presenti nel nostro corpo. Kundalini non è nè buona nè cattiva, spetta a noi saperla canalizzare e sfruttare nel migliore dei modi.

Il sesto tibetano coinvolge in questa azione di spinta verso l’alto tre tecniche dello yoga: la posizione dl corpo, pratica della respirazione e il movimento muscolare. Quanto più spesso il Rito viene eseguito con frequenza e regolarità, tanto più il corpo  risponde senza fatica e le azioni accadononon ha bisogno di concentrarsi in modo particolare sull’esercizio.

Esercitatevi! Fatelo con regolarità e convinzione e se possibile nell’estremo raccoglimento, ascoltate, guidate quest’energia straordinaria che potrete trasformare per il vostro e per il bene degli altri. Allontanatevi da tutte le preoccupazioni e specialmente da quella di riuscire bene e subito. Il senso di tutti i rituali, preghiere e  meditazioni è questo :lasciare che le azioni accadano, così anche i pensieri e i sentimenti, come qualcosa che non dipenda personalmente da noi.

Esercitatevi con quest’ottica e vedrete i risultati non mancheranno.

Un’ idea seducente, quasi un incantesimo.

 

 

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10 Commenti

  1. Ciao,volevo chiedere se il sesto tibetano è possibile farlo singolarmente o si deve per forza eseguire anche gli altri cinque riti.

    1. Namaste, ti ringrazio per l’attenzione e cerco di darti una risposta in breve. Il sesto tibetano è il completamento dei riti che, pur essendo nella tradizione tibetana in numero di 6, in occidente sono stati, in un primo momento, divulgati solo i primi 5. non sto a dirti le motivazioni o a fare speculazioni, perchè non è questo il tuo interesse.Ritengo questo uno dei tanti errori che noi occidentali abbiamo compiuto e continuiamo a compiere nei confronti di alcuni aspetti di tutto il sapere orientale, non escluso lo yoga. Detto questo, vorrei anche precisare che, a meno che tu non sia già addentro nei riti o nello Hata Yoga, difficilmente troveresti giovamento nell’esecuzione esclusiva del sesto rito, poichè il tuo corpo, la tua mente, non avrebbero ancora acquisito il corpo l’elasticità e la mente la concentrazione e l’interiorizzazione delle posture e dei movimenti stessi. Se invece pratichi già i cinque riti o sei avanzato nello Hata Yoga, sicuramente puoi servirti del Sesto in particolari momenti in cui la tua energia ha bisogno di maggiore stimolazione. Ricorda dunque che si tratta sempre di impulsi, energie che devono essere ben indirizzati e ben controllati. In sintesi : no se non sei addentro, sì se pratichi già regolarmente.
      Spero di essere stata sufficientemente chiara. In caso contrario sono qui. Buona pratica

  2. Ciao, sono ormai 6 anni che pratico regolarmente i cinque tibetani e per qualche motivo a me sconosciuto, oggi mi è tornato in mente che all’interno del llibro che avevo acquistato quando iniziai a praticarli, il testo parlava di un sesto rito che mi sembra di ricordare fosse il più potente ma avevo deciso di non praticarlo in quanto richiedeva l’astinenza dall’attività sessuale. Purtroppo il libro l’ho prestato ad un “amico” il quale non me lo ha più restituito, quindi non posso rileggere il capitolo che mi interessa. Mi potresti dare qualche informazione in merito? Grazie.

    1. Salve, innanzi tutto mi complimento con lei,se permette, per la scelta, ormai leggo collaudata, di praticare i Riti Tibetani.Per quanto riguarda il sesto è vero che se ne fa solo un minimo cenno sul primo libro di Peter Keller, ma esiste un secondo libro, dedicato, nella sua seconda parte proprio al sesto rito. Mi permetto di sottolineare che è una falsa interpretazione quella sull’astinenza sessuale. infatti il sesto si rivolge proprio all’energia sessuale che sta nel nostro organismo,spesso troppo assopita,dimenticata o mal convogliata. Il sesto si basa sul risveglio appunto proprio di Kundalini. Mi permetto di affermare, come alcuni testi a cui fa fonte la mia conoscenza, che questo rito potenzia e convoglia tale energia. Solo in caso di astinenza forzata permette di riuscire a metterla in circolo in modo positivo e dunque a non cadere nei problemi che essa potrebbe diversamente dare. Nell’articolo non sono scesa in particolari dell’esercizio,per altro molto semplice per chi è già padrone degli altri cinque o di alcune tecniche yoga, per non far cadere in errore i neofiti, proprio perchè, come dicevo poc’anzi un possibile errore nell’esecuzione potrebbe contrastare con il risultato. Anche la difficoltà di riprodurre immagini veramente esemplificative mi ha distolto dall’intento. Ho preferito,diciamo così,lanciare il sassolino nello stagno…e chi è veramente interessato e pratico, a mio parere, avrebbe personalmente cercato di più, magari presso un maestro per alcuni consigli di base. Per semplificare si tratta di una posizione in piedi e con le mani ai fianchi. In espirazione si si china il busto in avanti verso il basso e si trattiene il respiro in kumbaka,eseguendo i mulabanda,cioè contraendo l’ano e chiudendo con il mento l’esofago. Dopo qualche secondo,che col tempo sarà sempre più lungo,si aprono le chiusure e contemporaneamente in inspirazione si torna alla posizione di partenza e con un ultima espirazione ci troveremo in tadasana, cioè nella posizione eretta e ile mani ai fianchi. So di non essere stata esplicativa..lo ritenga solo un piccolo cenno. Comunque le posso assicurare che questo esercizio è proprio di potenziamento degli organi sessuali che con le contrazioni, si irrorano maggiormente, la loro piccola muscolatura si fortifica e l’energia viene distribuita in tutto il corpo. nella speranza che queste mie parole le siano in qualche modo servite le auguro serenità e luce. Namaste

  3. Vorrei sapere come si pratica il sesto tibetano , dato che io pratico prana-yoga da 4 anni e i 5 tibetani o stesso numero di anni.
    Grazie

    1. Salve, cercherò di risponderle in breve, anche se sen’altro non sarà in modo esaustivo. Innanzi tutto mi complimento con lei,se permette, per la scelta, ormai leggo collaudata, di praticare pranayama ed i 5 Riti Tibetani.Per quanto riguarda il sesto di cui se ne fa solo un minimo cenno sul primo libro di Peter Keller, si può trovare invece in un secondo libro, dedicato, nella sua seconda parte proprio al sesto rito. Dico subito che è una falsa interpretazione quella sull’astinenza sessuale, di cui magari lei ha sentito parlare. Il sesto rito si rivolge proprio all’energia sessuale che sta nel nostro organismo,spesso troppo assopita,dimenticata o mal convogliata. Il sesto si basa sul risveglio appunto proprio di Kundalini. Mi permetto di affermare, come alcuni testi a cui fa fonte la mia conoscenza, che questo rito potenzia e convoglia tale energia. Solo in caso di astinenza forzata permette di riuscire a metterla in circolo in modo positivo e dunque a non cadere nei problemi che essa potrebbe diversamente dare. Nell’articolo non sono scesa in particolari dell’esercizio,per altro molto semplice per chi è già padrone degli altri cinque o di alcune tecniche yoga, per non far cadere in errore i neofiti, proprio perchè, come dicevo poc’anzi un possibile errore nell’esecuzione potrebbe contrastare con il risultato. Anche la difficoltà di riprodurre immagini veramente esemplificative mi ha distolto dall’intento. Ho preferito,diciamo così,lanciare il sassolino nello stagno…e chi è veramente interessato e pratico, a mio parere, avrebbe personalmente cercato di più, magari presso un maestro per alcuni consigli di base. Per semplificare si tratta di una posizione in piedi e con le mani ai fianchi. In espirazione si si china il busto in avanti verso il basso e si trattiene il respiro in kumbaka,eseguendo i mulabanda,cioè contraendo l’ano e chiudendo con il mento l’esofago. Dopo qualche secondo,che col tempo sarà sempre più lungo,si aprono le chiusure e contemporaneamente in inspirazione si torna alla posizione di partenza e con un ultima espirazione ci troveremo in tadasana, cioè nella posizione eretta e le mani ai fianchi. So di non essere stata esplicativa..lo ritenga solo un piccolo cenno. Comunque le posso assicurare che questo esercizio è di potenziamento degli organi sessuali che con le contrazioni, si irrorano maggiormente, la loro piccola muscolatura si fortifica e l’energia viene distribuita in tutto il corpo. Nella speranza che queste mie parole le siano in qualche modo servite le auguro serenità e luce. Namaste

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