Il rumore del mare….La fibra ottica come sonar, i risultati di uno studio made in Italy
Un importante programma di ricerca condotto in partership tra il ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, l’Istituto Ambiente Marino Costiero del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Iamc-Cnr) e l’Alenia Whitehead Sistemi Subacquei (gruppo Finmeccanica), a cui hanno lavoratoMarco Consales, Marco Pisco, Massimo Moccia (universita’ del Sannio), Agostino Iadicicco e Antonio Giordano (universita’ Parthenope), Salvatore Passaro dell’Iamc-Cnr, Armando Laudati della spin off di universita’ del Sannio e Cnr, Optosmart ha dato un importante risultato: si sente il rumore del mare.
Per la prima volta nella storia della scienza le fibre ottiche hanno dato la possibilità all’uomo di ascoltare il mare, tutto questo grazie ad una avanzata ricerca che ha portato alla realizzazione di uno strumento messo a punto in Italia e sperimentato nel golfo di Napoli, si tratta di una sorta di orecchio a fibre ottiche che in realtà funziona come un sonar e permette di rivelare la presenza di imbarcazioni, cosi’ come di anche banchi di pesce e perfino di esplosivi. Realizzato con le stesse fibre ottiche utilizzate per le connessioni Internet, lo strumento si deve a un gruppo ricerca coordinato da Antonello Cutolo e Andrea Cusano, che insegnano Elettronica nell’universita’ del Sannio.
L’orecchio del mare made in Italy ha anche ottenuto un prestigioso premio durante il congresso mondiale sui sensori in fibra ottica tenutosi in Canada. All’Ansa il dottor Cutolo dichiara che questo innovativo strumento ha permesso per la prima volta, di rivelare le onde acustiche in mare utilizzando una semplice fibra ottica,opportunamente modificatae integrata con un materiale plastico”. Il sonar alle fibre ottiche rivela la presenza di imbarcazioni in avvicinamento o in allontanamento ma anche di esplosivi, sottomarini, siluri, banchi di pesce. Funziona catturando il segnale acustico e trasformandolo in segnale ottico; quindi, con un fotodiodo, il segnale ottico viene trasformato in segnale elettrico e trasmesso a un computer. Grazie alle fibre ottiche il nuovo dispositivo e’ anche molto piu’ leggero rispetto alle apparecchiature attualmente utilizzare nelle ricerche sottomarine: ”attualmente – ha osservato Cutolo – molte indagini geofisiche in mare avvengono per mezzo della spettroscopia acustica, utilizzando cavi con sensori del peso di circa sei chilogrammi al metro. La tecnologia sviluppata si avvale invece di sottilissimi fili del peso di alcune decine di grammi al metro”.