Rossella Urru: Natale ha spento una speranza
Natale è passato ma Rossella Urru non è tornata a casa, la giovane cooperante sarda ha iniziato il suo secondo mese di prigionia. Sono passati più di due mesi, tanti, tantissimi appelli per la liberazione di Rossella e dei colleghi spagnoli, ancora nessun esisto. La speranza resta più alta, è certo. Azzarà è stato liberato dopo mesi e mesi di prigionia, i marinai della Savina Caylyn hanno fatto quasi un anno di sequestro, qualcuno ha poi vanamente sperato di riabbracciare la giovane Rossela proprio per Natale, ma il sogno è rimasto vano.
Intanto Samugheo, il paese natale di Rossella, non festeggia, è lì muto in attesa della concittadina rapita, addobbato di manifesti, striscioni e volantini che chiedono l’immediata liberazione della giovane. Manifesti e volantini spuntano ogni dove, e, si coltiva la speranza del rientro a casa della cooperante internazionale. Intanto c’è chi specula ed intorno alla vicenda spuntano articoli di pessimo gusto, se all’inizio della vicenda qualcuno scriveva articoli velenosi, dicendo quasi “se ne stava a casa sua, è una donna”, altri per il giorno di Natale hanno pensato bene di accostare una cooperante internazionale a dei militari in missione di “pace” ma sempre e comunque militari, due modi di intendere la pace diversi, totalmente divergenti, vite spese a costruire la pace con la dialettica, la cooperazione, la costruzione metro per metro centimetro per centimetro, così come Rossella, Francesco e migliaia di altri giovani e no fanno in Italia e all’estero, contro gli altri, ugualmente giovani armati sino ai denti che rispondono a comandi bellici, che forse per taluni costruiranno pure un mondo diverso ma non certo nel miglior modo possibile.