Secondo un team di ricercatori italiani ed americani, coordinati dal prof. Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara, le tecniche di scansione di risonanza magnetica e di ecocolordoppler (ECD) non valutano con precisione il ritorno venoso cerebrale. Ciò ha generato notevoli controversie scientifiche collegate con la diagnosi di una sindrome vascolare nota come insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), caratterizzata da un limitato deflusso venoso dal cervello. Lo scopo dello studio era quello di valutare il ritorno venoso cerebrale in relazione alla variazione nella posizione mediante un nuovo metodo di pletismografia cervicale.
Lo studio ha coinvolto 40 soggetti di controllo sani (HC, 18 donne e 22 uomini) con un’età media di 41,5 ± 14,4 anni, e 44 pazienti con sclerosi multipla (SM, 25 donne e 19 uomini) con un’età media di 41,0 ± 12,1 anni. Tutti i partecipanti erano stati sottoposti in precedenza all’ecografia ECD.
Al termine dello studio, secondo gli autori, le caratteristiche del ritorno venoso cerebrale dei pazienti con CCSVI erano nettamente diverse da quelle dei controlli. Inoltre, i loro risultati suggeriscono che la pletismografia cervicale ha un grande potenziale come strumento di screening poco costoso e come strumento di monitoraggio post-operatorio.
Questo studio dagnostico, molto atteso, potrebbe consentire di superare gli attuali limiti diagnostici dell’ecodolordoppler, esame “operatore-dipendente” dove la scarsa esperienza dell’operatore può portare a risultati deludenti, come ad esempio quelli recentemente annunciati dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism-Aism) relativamente al proprio studio Cosmo, da cui nel 2010 si era dissociasto lo stesso prof. Zamboni, scopritore della CCSVI.
Fonte: http://www.jvascsurg.org/article/S0741-5214%2812%2900233-9/abstract