Lotta alla sclerosi multipla PD: “Veneto apra al metodo Zamboni con angioplastica dilatativa”
“I risultati sono evidenti e legittimano le speranze di chi sta lottando contro una grave malattia come la sclerosi multipla. Non si capisce perché nel Veneto non si consenta l’implementazione del trattamento del professor Zamboni”.
Questa la presa di posizione del gruppo del Pd in Consiglio regionale che sul tema ha presentato un’interrogazione alla Giunta e all’assessore alla sanità, prima firmataria la capogruppo Laura Puppato a cui hanno dato adesione altri 10 consiglieri democratici.
Gli esponenti del PD fanno esplicito riferimento agli studi del professor Paolo Zamboni, direttore del Centro malattie vascolari dell’Università di Ferrara, che sostengono la correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (malattia che, con il restringimento e i blocchi delle vene giugulari e della vena Azygon che scorre all’interno del torace, determina un flusso del sangue in senso contrario, ovvero verso il cervello, anziché verso il cuore) e la sclerosi multipla.
“La terapia individuata dal professor Zamboni è quella dell’angioplastica dilatativa che permette di dilatare le vene ostruite attraverso l’inserimento intravenoso di un ‘palloncino’, ristabilendo in tal modo il corretto flusso del sangue. Ebbene, nel primo studio pilota realizzato dall’equipe del prof. Zamboni a Ferrara – sottolineano Puppato e gli altri – sono stati trattati 65 pazienti: in tutti l’ecodoppler dimostrava la presenza delle ostruzioni e una corrispondenza tra CCSVI e Sclerosi Multipla del 100%. Nei pazienti “liberati” non si sono più verificate ricadute nella sclerosi: nei soggetti meno gravi i sintomi sono regrediti, in quelli con una disabilità ormai acquisita la malattia si è stabilizzata evitando ulteriori peggioramenti”.
Secondo i consiglieri democratici “la scoperta del prof. Zamboni ha scatenato una corsa alla ricerca di ospedali che possano eseguire l’ecodoppler e di centri in cui si pratica il trattamento correttivo endovascolare. Molti ammalati di CCSVI si sono iscritti nelle liste di attesa all’estero nella speranza di accorciare i tempi. Alla data di oggi, secondo i dati forniti dalla Direzione Attuazione Programmazione Sanitaria relativi alle prestazioni diagnostiche e di trattamento endovascolare nei 6 centri di riferimento regionali (azienda ospedaliera di Padova, azienda Ulss 16 di Padova, Ulss 9 Treviso, Ulss 6 Vicenza, Ulss 5 Arzignano e Ulss 8 Asolo), i pazienti cui è stato effettuato tale trattamento sono pochissimi e in alcuni non ne è stato effettuato alcuno”.
Quindi la domanda finale: “Per quale motivo il trattamento correttivo endovascolare successivo ad analisi con ecodoppler non viene effettivamente e sistematicamente erogato in Veneto neppure nei 6 centri abilitati, impedendo che anche nella nostra regione si possa garantire un effettivo trattamento sanitario ai malati di CCSVI così come avviene nelle regioni contermini e in tutto il resto del Paese?”
Fonte: http://www.partitodemocraticoveneto.org/dett_news.asp?ID=3522