Sclerosi Multipla: gli studi sulla CCSVI del Dr. Bavera di Milano smentiscono i risultati dell’Aism
L’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism) sta ossessivamente presentando in giro per l’Italia i risultati del proprio studio epidemiologico CoSMo secondo i quali non esiste correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dal prof. Paolo
Zamboni dell’Università di Ferrara, e la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale non sono ancora note né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca, soprattutto nel ricco settore farmaceutico.
Nonostante l’Aism incredibilmente consideri CoSMo (ndr: pieno di vizi nel protocollo e nelle sua applicazione) come “definitivo” esistono invece numerosi studi italiani ed esteri che hanno confermato le osservazioni fatte dal prof. Zamboni.
Segnaliamo in questa sede due interessanti pubblicazioni curate dal Dr. Pietro Maria Bavera, esperto chirurgo vascolare del Don Gnocchi di Milano.
Nel primo studio, pubblicato nell’agosto 2011 sulla rivista scientifica Acta Phlebologica del prestigioso Collegio Italiano di Flebologia, ed intitolato “EcoDoppler extracranico venoso e la possibile correlazione tra sclerosi multipla e CCSVI: uno studio osservazionale condotto dopo 560 esami” sono stati riassunti, sotto forma di studio osservazionale, i risultati di 560 esami ecoDoppler eseguiti su altrettanti pazienti malati di sclerosi multipla. Gli esami sono stati eseguiti dallo stesso medico operatore utilizzando due apparecchi diversi ma con caratteristiche tecniche simili. Tutti gli esami sono stati effettuati seguendo le caratteristiche richieste dal “Protocollo Zamboni”, chirurgo vascolare che per primo ha osservato e classificato le specifiche tecniche di questo tipo di esame. Di fatto lo studio prevede la ricerca e quantificazione di anormalità morfologiche e flussimetriche del sistema venoso dei vasi del collo, più precisamente del sistema giugulare e vertebrale e, di riflesso, frequentemente anche dell’azygos.
Secondo gli autori i risultati ottenuti, per numeri e tipologie di anomalie venose e valvolari, in una percentuale decisamente interessante fanno pensare che non vi siano delle semplici coincidenze bensì delle possibili correlazioni tra SM e l’insufficienza venosa cerebrospinale cronica, ormai nota come CCSVI. Questo studio ha lo scopo di dimostrare, con un numero di casi interessante, quanto questo esame abbia aperto nuove strade nella diagnostica strumentale pur essendo limitato a operatori esperti.
Nel dicembre 2012 è stato pubblicato sulla rivista scientifica Acta Phlebologica del Collegio Italiano di Flebologia un nuovo studio del Dr. Bavera intitolato “Risultati da 823 esami duplex per insufficienza venosa cronica cerebrospinale in un centro vascolare”
Secondo gli autori la diagnosi di insufficienza venosa cronica cerebrospinale (chronic cerebrospinal venous insufficiency, CCSVI) mediante indagine ultrasonografica (ECD), risulta ancora alquanto controversa. Questo, verosimilmente per le necessarie tempistiche che riguardano la formazione degli operatori, ma anche per la consapevolezza di ciò che riguarda la “normalità”, in quanto questi segmenti vascolari non sono abitualmente esaminati.
Questo lavoro raccoglie i risultati di 823 esami ECD consecutivi eseguiti su malati affetti da sclerosi multipla (SM). In questo caso lo scopo era di riscontrare la presenza o meno dei parametri CCSVI secondo i criteri previsti dal protocollo Zamboni, così come gli eventuali benefici dopo aver effettuato la PTA. Sono stati inizialmente studiati, e considerati come gruppo di controllo, 60 pazienti non affetti da SM di età compresa tra 28 e 62 anni così da poter creare anche una adeguata curva di apprendimento sui vasi venosi del segmento cervicale. In seguito sono stati studiati 696 pazienti affetti da SM e 127 pazienti, che erano stati valutati positivi alla CCSVI, dopo trattamento con PTA.
Nel gruppo dei 60 pazienti di controllo, solamente 3 (5%) hanno fatto riscontrare una anomalia secondo i criteri del protocollo Zamboni mentre i rimanenti 57 erano totalmente privi di anomalie. Nel gruppo degli affetti da SM, 627 (90%) sono risultati positivi alla CCSVI con dati statisticamente rilevanti. Infine, 88 pazienti (69%) del gruppo post PTA sono risultati negativi alla CCSVI associando anche progressi nei disturbi sintomatici.
Al termine dello studio, secondo gli autori, questo lavoro pertanto ulteriormente dimostra l’associazione tra SM e CCSVI avendo anche un gruppo di controllo di pazienti sani e non affetti da CCSVI. Il controllo dopo la PTA permette inoltre di osservare progressi anche sotto il profilo emodinamico.
Fonti:
http://www.minervamedica.it/it/riviste/acta-phlebologica/articolo.php?cod=R43Y2011N02A0109
http://www.minervamedica.it/it/riviste/acta-phlebologica/articolo.php?cod=R43Y2012N03A0141