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Sclerosi Multipla: uno studio sul consumo di ossigeno nel muscolo gastrocnemio

E’ stato pubblicato sulla rivista scientifica BMC Neurology uno studio intitolato “Consumo di ossigeno nel muscolo con la NIRS e mobilità nei pazienti con sclerosi multipla“.

Secondo alcuni ricercatori italiani, coordinati dalla prof.ssa Anna Maria Malagoni dell’Università di Ferrara, lo studio del metabolismo muscolare con la spettroscopia nel vicino infrarosso (NIRS) è stato scarsamente applicato nella sclerosi multipla (SM). Obiettivo dello studio era quello di confrontare il consumo di ossigeno del muscolo gastrocnemio a riposo (rmVO2) nei pazienti con SM e nei controlli sani di pari età (HC) valutati con la NIRS, e di valutare la sua possibile relazione con la mobilità dei pazienti.


Sono stati studiati ventotto pazienti con SM arruolati consecutivamente (maschi, n = 16, età = 42,7 + / – 14,0 y, recidivante-remittente, n = 19; primariamente progressiva, n = 9) e 22 controlli sani-HC (maschi, n = 13; età = 36.0 + / – 8.2 y) durante il riposo applicando le sonde della NIRS sul muscolo gastrocnemio, producendo un’occlusione venosa alla coscia usando un polsino, ed analizzando la diminuzione dell’emoglobina totale per calcolare il rmVO2. La mobilità è stata valutata mediante un test del cammino di 6 minuti ed è stata registrata dalla distanza totale percorsa  (6MWD).

Il rmVO2 era superiore nella SM rispetto ai controlli sani-HC (0,059 + / – 0,038 vs 0,039 + / – 0,016 mlO2/min/100 g, P <0.003), non diverso nei sottotipi clinici, non correlato alle caratteristiche dei pazienti (età, durata della malattia, scala di disabilità per pazienti affetti da sclerosi multipla, frequenza cardiaca a riposo, spessore delle pieghe cutanee), e significativamente più alto nei pazienti con capacità di deambulazione inferiore (6MWD <450 m, n = 12) rispetto a quelli con prestazioni migliori (rispettivamente, 0.072 + / – 0.043 vs 0.049 + / – 0.032 mlO2/min/100 g, P = 0.03).


Al termine dello studio, secondo gli autori, valori di rmVO2 significativamente più elevati nei pazienti con SM rispetto ai controlli sani-HC, e nelle prestazioni dei pazienti più basse, potrebbero rappresentare un marcatore degli adattamenti periferici che si sono verificati per sostenere la mobilità, come osservato in altre malattie croniche.

Fonte: http://www.biomedcentral.com/1471-2377/13/52/abstract

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