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Maturità 2013 traccia l’Italia e gli anni di piombo Articolo breve

Omicidi politici. la mente si volge agli  anni di piombo, il periodo in cui  in Italia , tra gli anni settanta e gli inizi degli anni ottanta,  si verificò un’estremizzazione della dialettica politica che si tradusse in violenze di piazza, in lotta armata e terrorismo.

L’espressione anni di piombo, con cui sono stati chiamati questi anni deriva dal titolo omonimo di un film di Margarethe von Trotta uscito nel 1981 che trattava l’esperienza storica analoga e contemporanea vissuta dalla Germania Ovest.

L’arco di tempo del periodo così chiamato non è perfettamente definito, si considera solitamente dalla fine degli anni sessanta all’inizio degli anni ottanta, tuttavia gli anni considerati di inizio e fine possono variare in funzione delle convinzioni politiche dello storico. L’inizio è talvolta individuato con quella che genericamente è chiamata contestazione delSessantotto, talaltra con la strage di Piazza Fontana.

Il primo caso di scontro violento del movimento del ’68 contro le forze dell’ordine si ebbe a Roma il 1º marzo 1968 durante la cosiddetta Battaglia di Valle Giulia. Il primo morto degli anni di piombo è spesso considerato Antonio Annarumma, ucciso il 19 novembre 1969 a Milano, mentre il primo atto della strategia della tensione che caratterizzò quegli anni fu la strage di piazza Fontana avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969 (non considerando le bombe del 25 aprile di quell’anno a Milano, che non causarono morti).

Nell’immaginario collettivo molti associano questo periodo alle imprese di alcune organizzazioni extraparlamentari di sinistra, come Lotta Continua o il Movimento Studentesco o altre attive negli anni settanta, o realmente terroristiche come Prima Linea e le Brigate Rosse o altre, attive al di fuori dell’Italia

Alcuni commentatori hanno definito questo periodo della storia italiana come una “guerra civile a bassa intensità”.

Sul finire degli anni sessanta l’economia italiana era cresciuta rapidamente ed il miglioramento del tenore di vita era percettibile. La mortalità infantile si era fortemente ridotta e l’analfabetismo era praticamente scomparso. Con circa un secolo di ritardo rispetto ai tempi ufficiali, l’Italia cominciava ad essere una nazione, con una lingua diffusamente parlata (o almeno capita) dalla Sicilia fino alle Alpi. La RAI era riuscita, oltre che a diffondere una lingua nazionale, a creare una certa attenzione verso i simboli nazionali, almeno in occasione di Mondiali di calcio, Olimpiadi e fenomeni analoghi.

In quegli anni si stava anche formando una crescita culturale, molto spesso egemonizzata dalla sinistra, secondo la dottrina di egemonia culturale sviluppata da Antonio Gramsci, con effetti favorevoli in occasione delle consultazioni elettorali.

La continua crescita del Partito Comunista Italiano sicuramente non era ben vista dagli USA, che valutarono il passaggio a forme d’intervento più incisive, rispetto al precedente finanziamento della sinistra non comunista.

‘inizio dei cosiddetti “anni di piombo” si sovrappone al periodo della contestazione del Sessantotto, che interessò l’Italia e l’Europa.

Il 1969 fu un anno ancora denso di contestazioni. Dopo le proteste studentesche arrivarono le lotte dei lavoratori per i rinnovi contrattuali, con forti contrasti nei posti di lavoro e nelle fabbriche. Era il cosiddetto “autunno caldo”.

Il 25 aprile di quell’anno scoppia un ordigno a Milano, al padiglione FIAT della Fiera provocando diversi feriti gravi, ma nessun morto, e una bomba viene ritrovata all’Ufficio Cambi della Stazione Centrale. Qualche mese dopo, il 9 agostovengono fatte scoppiare otto bombe su diversi treni, che provocano 12 feriti.

Il 19 novembre, durante una manifestazione a Milano dell’Unione Comunisti Italiani muore l’agente di polizia Antonio Annarumma, colpito da un tubo d’acciaio mentre si trovava alla guida di un fuoristrada. Per diversi storici è la prima vittima degli anni di piombo.

Il 12 dicembre avvengono in Italia nell’arco di 53 minuti 5 attentati. Il più grave è la strage di piazza Fontana: a Milano una bomba esplosa nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura provoca sedici morti e ottantotto feriti.

Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 l’ex comandante fascista Junio Valerio Borghese, a capo del Fronte Nazionale, tenta un colpo di stato che passerà alla storia come Golpe Borghese e che, per motivi non chiariti, viene improvvisamente annullato mentre è in fase di avanzata esecuzione.

Nelle manifestazioni di piazza molti manifestanti si presentano mascherati e spesso armati di spranghe, chiavi inglesi .Nel quadro di quella che verrà poi definita da alcuni storici come “strategia della tensione”, la società sembra sempre più divisa e si formano gruppi che fanno politica extraparlamentare e non rifiutano la violenza. Negli ambienti più estremi si passa alla clandestinità e alla lotta armata. Nella società si genera sempre più un clima di insicurezza e pericolo,. Tra le forze governative e nell’opinione pubblica moderata prende piede la teoria degli opposti estremismi.

E si arriva al 16 marzo 1978 con l’agguato di via Fani a Roma, con lo sterminio della scorta e il sequestro e il successivo assassinio dell’allora Presidente della Democrazia Cristiana, l’on. Aldo Moro consumato il 9 maggio 1978 da un commando delle Brigate Rosse, che definirono l’azione come “attacco al cuore dello Stato”.

In seguito all’omicidio, il 10 maggio 1978, l’allora Ministro dell’Interno Francesco Cossiga si dimise. Il generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa fu incaricato il 10 agostosuccessivo (con decreto dell’allora Presidente del Consiglio dei ministri Andreotti) di coordinare la lotta contro il terrorismo. Dalla Chiesa impiegò tecniche innovative nelle indagini sul terrorismo ed ottenne notevoli risultati. Nel 1982 fu inviato in Sicilia come prefetto per la lotta alla mafia ma, privo delle risorse e del sostegno politico del quale aveva goduto nel precedente incarico, fu totalmente lasciato solo e cadde assassinato dalla mafia a Palermo, assieme alla giovane moglie, il 3 settembre 1982.

La fine di un ciclo [modifica]

L’anno con più vittime fu il 1980 in cui morirono 125 persone, di cui 85 nella strage della stazione centrale di Bologna[26].

Probabilmente secondo per risonanza internazionale solo al sequestro Moro fu il sequestro del generale statunitense James Lee Dozier ad opera delle Brigate Rosse, che coincise nel tempo con il periodo considerato comunemente come conclusivo di un ciclo degli anni di piombo. Il sequestro Dozier destò scalpore per la capacità delle Brigate Rosse di colpire un obiettivo militare tanto significativo: il generale era infatti all’epoca vice comandante della NATO nel sud Europa e venne sequestrato a Verona il 17 dicembre 1981. Fu poi liberato a Padova il 28 gennaio 1982 da un’azione dei NOCS.

Lentamente verso il finire del decennio gli episodi di violenza scemarono. In particolare crollò il sostegno alle Brigate Rosse dopo l’assassinio dell’operaio Guido Rossa nel 1979. Rossa aveva denunciato un suo collega sorpreso a distribuire materiale di propaganda delle BR.

Gli anni di piombo stavano terminando, l’opinione che la lotta armata potesse portare al cambiamento dell’assetto costituzionale dello Stato stava cessando. (fonte Wikipedia)

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