Sclerosi Multipla e Metodo Zamboni: intervista al Dr. Gabriele Giordano (angiologo)
Continua la polemica innescata da alcuni neurologi sul ruolo dell’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara), nella sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale non si conoscono ancora né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca soprattutto nel ricco settore farmaceutico.
Sulla materia abbiamo intervistato l’angiologo Dr. Gabriele Giordano, esperto dopplerista:
Dottor Giordano, sulla base della sua esperienza la CCSVI scoperta dal prof. Zamboni esiste veramente?
“La CCSVI è un disturbo emodinamico dello scarico venoso cerebrale, facilmente diagnosticabile da operatori ultrasionografici esperti. Che esista è scontato: è sempre esistito, non lo conoscevamo ed ora riusciamo ad evidenziarlo grazie al metodo Zamboni.”
A suo avviso c’è una correlazione con la sclerosi multipla e le altre malattie neurologiche?
“Tecnicamente la correlazione può esserci; statisticamente la correlazione c’è, o comunque io la riscontro nella mia esperienza di oltre 2000 casi valutati (>80% di presenza della CCSVI nella SM; <15% nei pazienti senza SM).”
Sullo studio CoSMo dell’Aism che nega questa correlazione cosa ci può dire?
“Lo Studio CoSMo presenta delle carenze strutturali incredibili (un profano di neurologia ma esperto di pubblicazioni scientifiche se ne accorgerebbe) e il fatto di essere stato accettato da una rivista come Neurological Sciences la dice tutta sulle pressioni che possono essere esercitate da chi gestisce la COSA.”
Ai malati di SM positivi alla CCSVI consiglierebbe di fare l’intervento di angioplastica oppure è meglio aspettare la fine degli studi in corso?
“Da semplice diagnosta ho cercato di non esprimere indicazioni all’intervento, anche se i risultati ottenuti dagli interventi sono di gran lunga migliori di quelli ottenuti con tutte le altre terapie sperimentali.”