I beni sequestrati appartengono a potenti cosche della ‘ndrangheta operanti nella provincia di Reggio Calabria
Messi sotto sequestro dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico di Roma beni mobili, immobili, attività commerciali e disponibilità finanziarie per circa 420 milioni di euro a carico di 40 esponenti di potenti cosche della ‘ndrangheta operanti nella provincia di Reggio Calabria.
Le indagini della guardia di finanza, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno messo in risalto la rilevante sperequazione tra i redditi dichiarati e l’incremento patrimoniale registrato, negli ultimi 15 anni, di 40 persone ritenute dagli investigatori affiliate alle più pericolose cosche della ‘ndrangheta. La complessa attività di ricostruzione effettuata dai finanzieri ha consentito, alla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, di emettere i provvedimenti di sequestro.(ansa)
Nella mattinata del 13 marzo 2014, personale delCentro Operativo D.I.A. di Roma, ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro d’urgenza di beni, emesso dal Tribunale di Vibo Valentia, Sez. Misure di Prevenzione, su richiesta del Direttore della D.I.A., Arturo DE FELICE, ai sensi della normativa antimafia, nei confronti diRAZIONALE Saverio, cl. 61, nato a San Gregorio d’Ippona (VV) ma residente a Roma.
Gli uomini della D.I.A. hanno apposto i sigilli a diversi beni immobili e società operanti nel settore dell’edilizia nel Lazio e in Calabria, ad esercizi commerciali nel centro di Roma (il CAFFÈ FIUME, nelle adiacenze dell’omonima piazza, a pochi passi da Via Veneto), sequestrato autovetture di lusso (tra cui una Porsche in uso al RAZIONALE), una concessionaria di auto a Vibo Valentia e terreni, per un valore complessivo di oltre 7 Milioni di Euro.(MNews.IT
Il provvedimento è stato applicato nei confronti di RAZIONALE Saverio, elemento di vertice dell’omonima compagine criminale, alleata della potente cosca dei MANCUSO di Limbadi, nel territorio di Vibo Valentia.
Saverio RAZIONALE, 53enne di San Gregorio d’Ippona, salito al vertice della cosca negli anni 80, dopo l’attentato in cui perse la vita in un agguato a Pizzo (VV) il precedente capo cosca GASPARRO Giuseppe detto “Pino u gatto ” – agguato in cui egli stesso rimase ferito – era divenuto un elemento di riferimento per tutte le attività dell’organizzazione criminale, dalle estorsioni, all’usura, al riciclaggio, oltre ad essere coinvolto in alcuni gravi fatti di sangue accaduti nel territorio.
Trasferitosi a Roma nel 2005, dopo il suo arresto e la successiva scarcerazione per scadenza dei termini di custodia, per sfuggire alle attenzioni delle Forze di Polizia, era riuscito a dar vita, nella Capitale, ad una rete criminale specializzata nel reinvestimento di proventi illeciti in beni immobili ed attività commerciali, nonché nel condizionamento/infiltrazione degli appalti, tramite società di comodo.
Condannato a quattro anni e sei mesi nel 2011, dalla Corte d’appello di Catanzaro, per associazione di tipo mafioso, con sentenza diventava definitiva all’inizio del 2012 con la pronuncia della Corte di Cassazione che aveva rigettato il ricorso presentato dai legali del RAZIONALE, per sfuggire alla cattura si era reso latitante, sino allo scorso febbraio, quando la Suprema Corte, pur confermando la condanna per l’associazione di tipo mafioso, aveva annullato il provvedimento per una questione tecnico-giuridica connessa ad una errata determinazione della pena da parte della Corte d’Appello, che lo aveva condannato e che non aveva tenuto conto delle attenuanti generiche a suo favore.
Nell’attesa della rideterminazione della pena, il provvedimento odierno consente di congelare nelle mani dello Stato il tesoro economico del RAZIONALE, evitando che questi, nelle more della decisione dell’Autorità Giudiziaria, se ne potesse disfare.