Settimana Cop – domani Chiesa “samaritana” con mons. Zuppi – relazioni di oggi: Alici, Schiavazzi, Dotti
Pianezza (To), 25/06/2014
Una Chiesa “samaritana”, misericordiosa, che sappia essere “ospedale da campo”. È il focus di approfondimento proposto stamane alla 64a Settimana nazionale di aggiornamento pastorale, iniziativa del Centro di orientamento pastorale (Cop – www.centroorientamentopastorale.org) in corso a Pianezza (Torino) sul tema «Chiesa, mondo, storia. Oggi, in continuità con il Concilio Vaticano II».
Interverrà al riguardo mons. Matteo Maria Zuppi, vescovo ausiliare della diocesi di Roma,cui seguirà la relazione di mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, presidente del Cop e della Commissione episcopale Cei per il laicato, su «Istanze di rinnovamento pastorale a partire dalla Gaudium et spes». Giovedì mattina, invece, è in programma la relazione di mons. Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano, sulla prospettiva antropologica di oggi a partire dalla Gaudium et spes.
Frattanto, dopo la relazione introduttiva di ieri pomeriggio affidata a don Roberto Repole, docente di teologia sistematica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale–Torino, oggi sono intervenuti Luigi Alici, docente di filosofia morale all’Università di Macerata, Piero Schiavazzi, vaticanista, e Johnny Dotti, imprenditore sociale e pedagogista.
«Siamo in un’epoca – ha affermato Luigi Alici – che sembra essere di tramonto. Servono profeti, laddove il profeta è colui che sa leggere il “tramonto” come una nuova “alba”. Chiamato a rivelare il senso nascosto che sta prendendo la storia, a vedere il germe di bene sepolto nelle macerie. Il profeta è capace di leggere in mezzo alle differenze e, leggendo, è capace di guardare lontano». «L’Evangelii Gaudium è un modo per rileggere il nostro tempo e per atteggiarci di fronte ad esso. Non possiamo scappare dalla complessità del nostro tempo: abbiamo bisogno, come dice papa Francesco, di includere per riscattare». «In un tempo che sembra essere di tramonto bisogna riconciliare l’idea con la realtà», ha aggiunto facendo riferimento all’Evangelii Gaudium di papa Francesco, perché «non possiamo trasformare la Chiesa in un salotto, dove semmai si leggono i segni dei tempi ma non s’impara mai a scriverli». «È tempo di rielaborare – ha concluso – una forma di Chiesa nella quale il profeta legge i segni dei tempi, il testimone incarna la storia, il pastore riconduce all’unità. Siamo chiamati a un cristianesimo narrativo».
Lo stile pastorale di una «Chiesa in uscita» è stato invece approfondito da Piero Schiavazzi, che ha ricordato i «modelli altamente terapeutici» dell’azione ecclesiale di papa Francesco, usando termini come «ospedale da campo, psichiatria, ortopedia, cardiologia, omeopatia».
Johnny Dotti ha infine declinato gli aspetti di una crisi che è «sociologica, economica, antropologica e politica», puntando l’attenzione su casa e lavoro come momenti educativi. «L’impegno educativo – ha detto – è riportare i ragazzi presto al lavoro, dove ci sono mani che operano, cuore pensante. Il lavoro è un’educazione a tutto tondo, dallo spirituale al sociale. Non si lavora solo per il salario, ma perché qui si costruisce parte della propria identità». Sul fronte abitativo, invece, «abbiamo bisogno di case, non di appartamenti. Immaginare le famiglie come nucleo chiuso che sta in un luogo chiuso – appartamento – è una follia. Nella tradizione cristiana le case sono sempre state aperte, perché la famiglia vive in relazione con altre famiglie».