SaluteSpeciale Sclerosi Multipla

La recente scoperta dello studio con il Syncrotrone sulle vene giugulari apre una nuova cura per la Sclerosi Multipla?

downloadLa Dott.sa Pascolo dell’ IRCCS Burlo Garofolo, Trieste ha pubblicato in questi giorni uno studio in collaborazione con i centri di Grenoble in Francia e di Clayton in Australia che utilizzano la metodica al Sincrotrone. Questo studio ha evidenziato la presenza di un eccesso di calcio nelle vene giugulari affette da malformazioni tronculari. Da alcuni anni ancora prima della scoperta della CCSVI da parte del Prof Zamboni si era diffusa sui media la notizia dell’utilità di un trattamento chelante nei soggetti con Sclerosi Multipla per l’effetto di eliminazione dai tessuti dei minerali tossici quali il mercurio, il piombo, l’alluminio. Molti pazienti si sono sottoposti ed ancora si sottopongono al trattamento di chelazione per via endovenosa di EDTA con buoni risultati. Purtroppo sino ad oggi non si sapeva che le vene dei soggetti con sclerosi multipla affetti anche da CCSVI avevano un tasso di calcio aumentato. L’obiettivo del trattamento con EDTA, di prima generazione, era finalizzato all’asportazione dai tessuti nervosi di eventuali metalli tossici ivi depositati in maggior quantità per la stagnazione dovuta all’ostacolato scarico delle vene di drenaggio dell’encefalo e del midollo spinale, condizione questa specifica dei soggetti con CCSVI. Il trattamento praticato a questi pazienti è stato quello chelante endovenoso con EDTA calcico. Questo trattamento molto utile per l’eliminazione dei metalli tossici, non lo è efficace invece per l’eliminazione del calcio in eccesso. Il Prof Mandolesi ha introdotto nel 1984 in Italia il trattamento chelante endovenoso secondo il protocollo dell’ACAM, la società americana che forma negli Stati Uniti i medici esperti in chelazione da oltre quarant’anni. Già membro dell’ACAM dagli anni novanta, il Prof Mandolesi ha fondato la Società Italiana di Terapia chelante ed ha tenuto numerosi corsi per formare medici esperti in terapia chelante in Italia negli ultimi trent’anni. Il suo parere è che i pazienti con Sclerosi Multipla potrebbero trarre un beneficio da un trattamento chelante endovenoso con EDTA sodico maggiormente che con EDTA calcico in quanto il primo risulta avere un specifico effetto sulla microcircolazione, la riduzione dei radicali liberi e la detossicazione cellulare. La terapia chelante con EDTA sodico è un trattamento più complesso che necessita di competenze specifiche e l’uso di un protocollo terapeutico condiviso a livello internazionale. Questa recentissima scoperta della Prof.ssa Pascolo porta di nuovo alla ribalta la terapia chelante, ma questa volta con EDTA sodico da praticarsi in mani esperte . In futuro ulteriori studi potranno chiarire se la terapia chelante con EDTA sodico associata alla procedura di angioplastica delle vene giugulari e dell’Azygos sia un trattamento sinergico di potenziamento degli effetti clinici od anche di prevenzione delle recidive di questa procedura.

 

Contributo di :

Prof Sandro Mandolesi
Specialista in Chirurgia Vascolare
Professore a contratto in Emodinamica Venosa
Dipartimento di Scienze Cardio-Vascolari e
Respiratorie Università La Sapienza Roma
Scuola di Specializzazione in Cardiologia
Prof Francesco Fedele
s.mandolesi@email.it
Tel 064873984

Hamlet

"Amo ricercare, leggere, studiare ogni profilo dell'umanità, ogni avvenimento, perciò mi interesso di notizie e soprattutto come renderle ad un pubblico facilmente raggiungibile come quello della net. Mi piace interagire con gli altri e dare la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità e fare perchè no, nuove esperienze." Eleonora C.

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