Caso Moro, niente di nuovo nelle parole di Monsiglior Mennini?
La tanto attesa audizione in commissione Moro svela nuovi particolari. Monsignor Mennini, al tempo prete, avrebbe dichiarato “non sono mai stato nella prigione delle Brigate rosse per confessare Aldo Moro”.: “Purtroppo – ha detto monsignor Mennini – non ne ho avuto la possibilità, ma nella coscienza dei miei doveri sacerdotali ne sarei stato molto contento”.
Smentite le parole di Cossiga? Intanto ha fatto notare Monsignor Mennini r. “In ogni caso, se avessi avuto un’opportunità del genere credete che sarei stato così imbelle, che sarei andato lì dove tenevano prigioniero Moro senza tentare di fare niente? Sicuramente mi sarei offerto di prendere il suo posto, anche se non contavo nulla , avrei tentato di intavolare un discorso, come minimo di ricordare il tragitto fatto. E poi, diciamo la verità, di che cosa doveva confessarsi quel povero uomo?”.
In merito alle parole di Cossiga, si apprende da La Repubblica Mennini avrebbe detto “Parlandone con la moglie di Moro – ipotizzammo poi che, forse, il prete di cui si parlava era un sacerdote amico di questi mascalzoni. Ma di cosa si doveva confessare poi Moro, visto che era sotto martirio?”.
Nell’audizione si sarebbe anche parlato, o meglio avrebbe parlato monsignor Mennini di iniziative del Vaticano per liberare Moro “Immagino che il Santo Padre volesse che Moro fosse liberato, ma il clima che c’era era tale, con queste adunate oceaniche dei sindacati che dicevano che non si doveva trattare, le trasmissioni radio di Gustavo Selva sbilanciate per il ‘no’, La Malfa che parlava di pena di morte, il governo e lo stesso Pci attestati sulla linea della fermezza…. Che poteva fare il povero Papa, che tra l’altro stava già male? Quindi ha cercato un’altra strada, quella del riscatto. Due o 3 anni più tardi – ha aggiunto – mi raccontarono che il Santo Padre aveva chiesto di mettere a disposizione 10 miliardi di lire, perché si era fatto balenare l’idea che le Br potessero accontentarsi solo di un riscatto”. Le pressioni del fronte contrario a qualsiasi trattativa con i brigatisti, con in testa il capo del governo, Giulio Andreotti, furono talmente potenti che alla fine lo stesso Paolo VI, nel suo accorato appello “agli uomini delle Brigate rosse” chiese che Moro fosse liberato “senza condizioni”.
“Io avrei trattato , potevano convocare la Camera, fare finta di discutere per prendere tempo. Come mai è stato detto no a tutto?. Se Fanfani avesse detto ‘trattiamo’, questi si sarebbero fermati. Io ho avuto la convinzione e l’ispirazione di servire una persona a cui volevo molto bene e tentare nel mio piccolo di sottrarlo a quella morte immeritata”.
A poi, “Il 21 aprile mi resi conto che ero intercettato. Ho inteso il ritorno del registratore che ripeteva la frase appena pronunciata. Mi sembra strano che Cossiga dicesse ‘abbiamo perso il nastro’. Mi dispiace dirlo ma io non lo capisco, se lui riteneva, se era sua convinzione (che Mennini avesse raggiunto Moro nel covo delle Br, ndr), perché non farne parola con i miei superiori o con lo stesso Santo Padre?. Cossiga l’ho incontrato varie volte” e “non ha mai sollevato questa cosa. Capisco che poteva non sollevarla con me, ma se era così grave non poteva esimersi dal parlarne con Sodano o con il Santo Padre”.
(La Repubblica)