Italia

un conigli, Anlac: quotazioni in lento rialzo ma sempre sottocosto

Nonostante la diffida pervenuta a tutti i commissari da un gruppo di allevatori del Friuli, già in stato di agitazione per l’andamento anomalo dei prezzi sottocosto, gli allevatori della Cun non hanno saputo negoziare un valore di listino equo. Lo ha dichiarato Saverio De Bonis, presidente Anlac, associazione nazionale liberi allevatori di conigli.

L’ aumento di appena tre centesimi – prosegue – che porta questa settimana il prezzo a euro 1,52/kg, non trova riscontro con l’ aumento schizofrenico del macellato di Milano (+ 40 centesimi in una quotazione!) né con l’ anticipo dei carichi in atto da almeno tre settimane in tutta Italia. E’ dunque il frutto di una incapacità negoziale di alcuni allevatori.

L’ offerta, infatti, è carente – aggiunge il presidente – a causa di tre fattori congiunturali. Il primo relativo alle importazioni i cui volumi nel I° trim 2015 aumentano del 9,5% e sembrano modificate nella provenienza: nel mese di marzo sono arrivati in Italia conigli cinesi sottocosto, mentre la riduzione dei volumi importati dalla Francia (-17% nel primo trimestre 2015) è stata compensata dal raddoppio delle importazioni ungheresi (+135%). Il secondo è dovuto ad una riduzione importante dei numeri della produzione nazionale. In alcune regioni italiane come il Piemonte manca mediamente il 20% dei conigli, perché da diversi mesi gli allevatori sono stati invitati (o meglio obbligati) dai macellatori a ridurre gli accoppiamenti. Stesso dicasi per il nord-est. Il terzo cambiamento è dovuto alla progressiva chiusura di altri allevamenti che hanno smesso di produrre a seguito della politica di sottocosto imposta dai macellatori in nome di un mercato falsato e pilotato.

L’ andamento della domanda – fa notare l’ anlac – è infatti da diversi anni sempre stabile, anche se i dati di consumo complessivi di carne di coniglio (intero e porzionato) del 2014 non sono ancora pervenuti e i macellatori sostengono continuamente cali dei consumi.

Di fronte a questa fotografia di mercato – sottolinea il presidente dell’ anlac – i macellatori non devono lamentarsi della mancanza di profitto sul macellato. Questa è un’alibi ingiustificata se si considera che gli allevatori non vedono profitti da diversi anni, mentre loro incamerano un triplice utile: dalla carne lavorata, dalle pelli e alcuni di loro anche dal mangime. In pratica – evidenzia De Bonis – chi trasforma incamera quasi tutto il valore aggiunto possibile, impoverendo gli allevatori e senza procurare vantaggi ai consumatori.

Il deficit di capacità contrattuale non caratterizza però tutti i commissari. Tra gli allevatori – conclude De Bonis – ve ne sono diversi “assoggettati” a questo o a quel gruppo industriale che accettano supinamente quello che gli viene imposto prima di entrare in Commissione. Secondo l’ Anlac, chi non è libero economicamente di vendere o acquistare non dovrebbe stare in Commissione, specie se non ha firmato la dichiarazione d’ insussistenza di cause d’ incompatibilità, ma continua a giovarsi dell’ avallo di dirigenti sindacali nazionali collusi.

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