Denunciò un Poliziotto: “Picchiato in Commissariato”, ma era tutto falso.
Un calvario di sei anni per un Ufficiale di Polizia, il Coisp: “Storie come queste sono all’ordine del giorno, ma nessuno si preoccupa delle torture ai nostri danni.”
“Sei anni di calvario per vedere smentite accuse infamanti, fasulle, ingiuste, ignominiose. Accuse strumentali, ritorsioni terribili, nate dalla considerazione dei Poliziotti come fossero oggetti da usare secondo la propria convenienza o dall’astio che degenera in puro odio e porta ad accanirsi contro persone e lavoratori onesti ed indefessi distruggendo loro la vita personale, familiare, professionale. Una tortura che si ripete con frequenza allarmante ed aberrante nei confronti degli Appartenenti alle Forze dell’Ordine ma di cui nessuno si preoccupa o si occupa, perché politicamente rende molto di più fingere di doversi occupare di ‘difendere’ i cittadini dai ‘violenti in divisa’, secondo la moda imperante che si fonda sulla criminalizzazione a priori di chi opera nel settore della Sicurezza. Questa è l’Italia che troppo spesso dimostra di non meritare la dedizione assoluta dei suoi Servitori più fedeli, gli unici rimasti a fare il proprio dovere nonostante non convenga decisamente più, sotto tutti i profili, fare questo meraviglioso lavoro”.
Con queste parole Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta la notizia dell’ennesimo procedimento giudiziario a carico di un Poliziotto nato dalla denuncia di un cittadino poi rivelatasi del tutto infondata. Ci sono voluti 6 lunghi anni perché finisse l’incubo in cui, suo malgrado, era finito un Ufficiale di Polizia Giudiziaria in forza al Commissariato Colombo, a Roma. Il Poliziotto era stato trascinato a giudizio con l’accusa di avere provocato una serie di fratture gravi ad un cittadino che si era recato in Commissariato e polemizzava con un Agente di Polizia per una pratica burocratica. Sei anni dopo la denuncia, la forza dell’onore di questo Poliziotto, e la ferma determinazione del suo legale, l’avvocato Eugenio Pini, hanno consentito al malcapitato di “trascinarsi in salvo fuori dalla tormenta giudiziaria” che ne era nata, ottenendo dal Tribunale di Roma un’assoluzione con la formula più ampia, e cioè “perché il fatto non sussiste”. Ed adesso la difesa del Poliziotto andrà oltre, querelando l’accusatore per calunnia e false dichiarazioni, nonché il perito medico dell’accusa.
“Ma inutile dire – aggiunge Maccari – che questo non servirà a molto. Altri anni per avere nuovi epiloghi giudiziari in una vicenda in cui, comunque, non c’è risarcimento che tenga di fronte al danno arrecato non solo alla persona ma anche alla ‘funzione’ svolta da chi indossa la divisa. Un danno enorme, i cui effetti deleteri e devastanti vengono amplificati all’ennesima potenza dal generale clima di diffidenza e di timore che si vuole ingenerare nella gente contro di noi. Rimane il grande valore anche e soprattutto simbolico dell’operato di tutte quelle persone che ancora si battono senza se e senza ma in ‘difesa dei difensori’, e che dimostrano quanto pericoloso e grave sia cedere a frettolose e false condanne senza appello e senza neppure processo, basate solo sul sentito dire che ben si allinea agli incredibili ed assurdi slogan che vorrebbero gli Operatori in divisa sempre pronti a fare del male ai cittadini, magari percuotendoli fino a fratturargli le ossa solo perché si sono recati in Commissariato per una pratica burocratica! Delirante…”.