Editoriali

Il sogno non lo racconterò

pagine destrutturate – 2019

Con la scrittura, anche se non lo confessiamo neanche a noi stessi, scriviamo tutti per la gloria, per un quid di personale e di originale aggiunto alla letteratura che faccia identificare i nostri scritti e ricordarli dai lettori attuali e futuri. Le pagine crescono con grande lentezza ma noi seguiamo con dedizione il corso di nostri pensieri e non ci badiamo.

Non è la ritirata di Russia né la maratona di New York: noi siamo soli di fronte alla pagina ed avanziamo camminando con le dita sulla tastiera inventando minuto per minuto quello che consegniamo fiduciosi alla letteratura, non spargiamo né sangue né sudore ma siamo al calduccio del nostro studio e la nostra memoria lavora per noi. Dobbiamo stare attenti a non scrivere idee che abbiamo letto su altri libri di autori che apprezziamo senza citarne la provenienza ma, se i loro scritti ci hanno influenzato possiamo elaborarli in un nostro ragionamento conseguente, citando la fonte della nostra ispirazione se il risultato è simile al testo originale.

Qualche volta è meglio trascrivere tale e quale la frase che condividiamo, mettendola tra virgolette e aggiungendo il nome del suo autore, senza perdere tempo a rielaborarla: l’originale si attaglia così bene al nostro testo che un riconoscimento al suo autore è doveroso e legittimo. Nel mattino grigio di fine gennaio, con impegni programmati per la giornata, la mia concentrazione è vagamente distratta e impegnata in modo superficiale ma un momento di attesa prima di uscire di casa è sufficiente per approcciare il tessuto del narrare e stendere alcune righe che si aggiungono alla trama del lavoro letterario anche se ho ancora in testa il sogno del primo mattino.

Il sogno non lo racconterò perché contiene aspetti personali che sarebbe lungo spiegare ed è un poco come una mia riflessione ed un desiderio latente riguardo alla produzione di quadri dipinti ed al suo gradimento commerciale. Contiene alcune imprecisioni riguardo alla realtà anche se i protagonisti sono persone viventi e da me ben conosciute. Nel sogno di cui sono attore si manifestano desideri e soluzioni pratiche, incontri con amici e comunanza di azioni; scrivendo con la mente lucida mi accorgo che sono entrato nell’ambito delle giornate imprevedibili, nella fredda esplorazione, come in visione aerea, di un sogno lungo senza premonizioni, con l’illusione che sia tutto reale.

Anzi, i testi corposi e le parole scritte sui fogli di appunti aggiungono un surplus verbale che ne affatica la reale comprensione; questi fatti non sono comunemente percepiti anche perché non si ragiona di primo impatto sulle rilevazioni ma si rimane impressionati dalle configurazioni impreviste che ci sorprendono. Però con mia grande consolazione la sorpresa attiva vivacemente la mia risposta adeguata: capisco in quei frangenti specifici che non ho ancora visto tutto e non avrei mai osato immaginare tanto materiale sconosciuto. Accolgo tutto con attiva soddisfazione per ampliare le mie capacità di scrittore che attinge copiosamente da esperienze più varie e riesce a innovare nel sistema della scrittura locale. Ripercorro la strada in salita e cerco con lo sguardo il paesaggio scoperto decenni or sono, ancora integro nel mio pensiero e lo guardo con la meraviglia di trovarlo ancora aderente alla mia immagine conservata da allora. Nulla è cambiato ma tutto è nuovo ai miei occhi.

Bruno Chiarlone Debenedetti

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