Un tempo la città di Foggia era un crocevia di mercanti, agricoltori, pastori e religiosi. Sul tragitto della Via Francigena del Sud, ma anche molto prima, si sviluppò una città che ospitava viandanti, transumanti, mercanti che, ovviamente, oltre ai loro prodotti, portavano anche usanze e credenze. Ma Foggia fu anche sede di importanti famiglie aristocratiche e reali, contribuendo così alla variegata cultura che da sempre l’ha contraddistinta e accompagnata nel tempo. E con essa i fatti, raccolti in relazioni, documenti, conservati in catasti, musei, archivi, non solo a Foggia, ma sparsi per il Mezzogiorno d’Italia, come Napoli, Roma, Stato del Vaticano. Testimonianze ora fonti preziosissime che Carmine de Leo, scrittore, storico e giornalista, con dovizia e certosina ricerca ha messo insieme per raccontarle nei suoi libri.
“Foggia com’era” è uno di questi. Vie e vicoli foggiani intrisi di storia, di umane verità, suggestive e misteriose, a volte fantastiche.
Aneddoti, racconti, fatti realmente accaduti, e altri frutto di credenze popolari, leggende varie, ma sempre figli di storie vere, di una Foggia che non c’è più ma vive nei racconti di chi attempato la ricorda e ripresi dallo scrittore. Il diavolo in piazza Mercato in cerca di anime e poi pietrificato è un esempio, le grida e i lamenti di vico Scalette, il fantasma del teatro “Giordano” di un uomo realmente morto ammazzato, storie di mercanti e casate, di masciare e guaritrici, di templari, confraternite e reali, le mura del palazzo di Federico II di Svevia mai terminate, simboli e statue nei vicoli foggiani, son solo alcune delle testimonianze di una Foggia com’era, di fonti scritte e studiate e raccontate.
Fonti che testimoniano verità rappresentate anche in libri e film come la magica pietra antiveleno di Bezoar, presente anche nella saga di Harry Potter, che un mercante greco ma residente a Foggia voleva vendere al re. Racconti di tesori sepolti, giacenti nei sottosuoli di antiche chiese e lungo i campi delle vie maggiormente battute da mercanti, re, condottieri e aristocratici. E che dire del miracolo dell’impiccato resuscitato sul tratturo Castiglione dopo esser stato sepolto. Insomma bisogna ascoltarlo Carmine de Leo e leggere i suoi libri. Da lui c’è da imparare, da chi con le fonti e le sue ricerche svela una Foggia com’era.
Conversazioni semplici di un uomo semplice, appassionato della sua città. Conversazioni perché non è la mera presentazione di un libro, bensì un porsi in essere verso chi dialoga con lui, chiedendo a chi lo ascolta se ha altre fonti. Dialoghi tra cittadini e appassionati, storici e studiosi, svolti in un giorno caratteristico, quello del 2 novembre, e in un luogo di cultura, nella libreria indipendente Velasquez ricca di libri, anche inediti e introvabili. Una libreria che ti accoglie nella sua caratteristica locazione e architettura e ti saluta con un buon bicchiere di vino novello e scaldatelli nostrani, come si dice scherzosamente a Foggia, e non solo, “è finito tutto a tarallucci e vino”.
Starci, oggi, ne è valsa la pena.
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