Taranto, la bella Città dei Due Mari
Taranto, in Puglia, si affaccia sull’omonimo golfo ed ha dato i natali al drammaturgo Livio Andronico. Taranto è nota anche come la Città dei Due Mari.
Taranto
Taranto è nota come la città dei due mari perché si affaccia sul mare Piccolo e sul mare Grande. I due mari sono collegati da un canale navigabile.
Il castello sant’Angelo, o aragonese, si affaccia sul mare. Il maniero, voluto da Ferdinando d’Aragona nel XV secolo, è stato costruito su una struttura più antica. E’ circondato da quattro torri cilindriche, ha una base quadrangolare ed è visitabile.
L’edificio religioso più importante della città è la chiesa di san Cataldo, risalente all’anno mille e successivamente rimaneggiata. Gli interni sono un tripudio di stucchi, colonne e marmi.
Da non perdere la settecentesca torre dell’orologio e la chiesa di san Domenico.
“Gli ori di Taranto”
Il museo archeologico conserva reperti relativi all’arco di tempo che intercorre dalla preistoria al medioevo. E’ considerato fra i più importanti delle regioni del Sud d’Italia e permette di tracciare la storia della città sin dalle epoche più remote. Sono particolarmente preziosi gli ori di Taranto, una collezione unica di età ellenistica. La produzione di squisiti monili e le elaborate tecniche orafe degli artigiani locali derivavano dalla cultura greca.
Taranto e la leggenda delle sirene
La leggenda racconta che in un lontano passato nel mare antiastante la città abitassero le sirene. Un’antica leggenda vuole a Taranto vivesse una coppia di sposi: un pescatore e la bellissima Skiuma. A causa del suo lavoro lui era spesso lontano da casa e lei trascorreva lunghe giornate da sola. La bellezza di Skiuma non passava inosservata e ben presto di lei si invaghisce un ricco possidente. Dopo una lunga corte, la giovane donna cede alla tentazione ma, pentita, confessa tutto al marito. Il giovane, spinto dalla rabbia e sapendo che lei non sa nuotare, la porta con sé in barca. Giunti in mare aperto la fa cadere in acqua. Skiuma sparisce fra i flutti. Il gusto amaro della vendetta però induce il giovane sposa a tornare subito a cercare la sua amata che però non è morta.
Le sirene, rimaste ammaliate dal suo leggiadro aspetto, l’hanno portata con al loro castello facendola diventare la loro regina. I gemiti dell’omicida attirano le sirene che decidono di portarlo alla loro signora. Skiuma riconosce subito il suo uomo e decide di perdonarlo; chiede poi alle sirene di riportarlo a riva. Il poveretto vuole riavere con sé sua moglie ma non sa come fare. Una fata gli svela che l’unico modo è cogliere il fiore che sboccia nel giardino delle sirene. Acquista una grande quantità di gemme ed ori e le getta in mare, così che le sirene si avvicinino e lascino Skiuma sola.
La bella regina coglie il raro fiore e lo consegna alla fata che la libera dalla dorata prigionia. La coppia è finalmente libera di tornare a casa, a Taranto, e di amarsi per sempre. In ricordo delle sirene nel porto cittadino sono state installate delle statue di Francesco Trani che le rappresentano