Italia

Intervento del Sottosegretario Gabrielli

SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI AUTORITA’ DELEGATA PER LA SICUREZZA DELLA REPUBBLICA (Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza dal 19 maggio 2016 al 1^ marzo 2021)

“Credo che non si abbia una visione esatta della complessità della legge se non si tiene conto di un fatto: la riforma non si esaurisce nella smilitarizzazione, nella sindacalizzazione, nel riconoscimento dei diritti civili e politici, ma investe il sistema complessivo dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, dal vertice alla periferia, dalle strutture organizzative al piano funzionale e istituzionale”.

Con queste parole, l’allora ministro dell’Interno, Virginio Rognoni, nella seduta della Camera del 25 marzo 1981, accompagnò, verso la conclusione, un dibattito parlamentare iniziato l’8 novembre 1979, che condurrà alla promulgazione della legge 1 aprile 1981, n. 121, recante il “Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza”.

Smilitarizzazione, sindacalizzazione, parificazione del ruolo delle donne, creazione del ruolo degli ispettori. Tutte istanze di democratizzazione e modernizzazione che, emerse sin dall’inizio degli Anni ’70, trovarono finalmente una risposta sistemica in quell’aprile del 1981. 

Tant’è che oggi la Polizia di Stato ha scelto di festeggiare la ricorrenza della propria fondazione, risalente al 1852, proprio il 10 aprile, data di pubblicazione della legge, per sottolineare il vincolo indissolubile che lega l’Istituzione a quel provvedimento normativo. 

Ma la 121, come tradizionalmente viene chiamata, non fu solo questo. Fu, innanzitutto, come lucidamente sottolineato dal ministro Rognoni, la legge che ha definito e disciplinato l’architettura dell’Amministrazione della pubblica sicurezza nel nostro Paese, un concetto molto più ampio e complesso delle stesse forze di polizia che la compongono. Con quel provvedimento furono fissati, infatti, alcuni principi cardine nel nostro sistema. Primo fra tutti, l’unicità dell’Autorità nazionale di pubblica sicurezza, identificata nel ministro dell’Interno. Perché in uno stato democratico la direzione degli apparati deputati alla sicurezza deve necessariamente far capo a un vertice politico, espressione di un Parlamento, sintesi della volontà popolare. Questa è la democrazia. Nel contempo fu fissato un corollario fondamentale: l’Autorità nazionale si avvale per la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, di un’amministrazione “civile” della pubblica sicurezza, composta dalle Forze di polizia, dai prefetti, dai questori, dai sindaci e anche dai cittadini che rivestono la qualifica di agenti di pubblica sicurezza. Questa amministrazione civile della pubblica sicurezza, così strutturata, è presidio di legalità e di sicurezza nel nostro Paese.

La complessità di tale materia aiuta a comprendere le ragioni di un iter parlamentare lungo e travagliato, come devono necessariamente esserlo le grandi riforme istituzionali che toccano i gangli vitali di una democrazia. Nella difficile ricerca di una conversione necessaria, il dibattito coinvolse non solo il Parlamento e le forze politiche e sociali del Paese, ma impegnò la stessa platea dei poliziotti, l’opinione pubblica, la stampa. Questo faticoso procedere, come sottolineò il relatore della legge alla Camera, l’onorevole Oscar Mammì, contribuì a “evitare quanto il terrorismo e la criminalità si proponevano, evitare cioè che si realizzasse il fine di dissaldare, in un Paese a democrazia piuttosto giovane, le istituzioni dai cittadini, i poliziotti dai lavoratori”. 

A quarant’anni dal suo varo, abbiamo voluto celebrare questo architrave del nostro sistema di sicurezza, invitando personalità delle Istituzioni, del mondo della cultura, del giornalismo, della società civile a sviluppare i principali temi sui quali questa straordinaria legge ebbe riflessi riformatori. 

Pur nella loro varietà ed eterogeneità, tutti questi preziosi contributi, ognuno dei quali meriterebbe uno specifico approfondimento, sembrano riconnettersi a un tema centrale, che tocca un topos di ogni democrazia: il rapporto tra libertà e autorità, tra libertà e coloro che sono chiamati a tutelarla. 

Spero che la lettura di queste pagine possa aiutare a comprendere la lungimiranza del legislatore del 1981 che ha contribuito a fare del ministero dell’Interno la “casa dei diritti e delle libertà”.

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"Amo ricercare, leggere, studiare ogni profilo dell'umanità, ogni avvenimento, perciò mi interesso di notizie e soprattutto come renderle ad un pubblico facilmente raggiungibile come quello della net. Mi piace interagire con gli altri e dare la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità e fare perchè no, nuove esperienze." Eleonora C.

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