Sant’Antonio Abate e le sue leggende del 17 gennaio
Sant’Antonio Abate e le sue leggende. Il 17 gennaio si festeggia con la benedizione degli animali e la preparazione di dolci tipici.
Sant’Antonio Abate il 17 gennaio e le sue leggende
Una leggenda sul santo vuole che la notte fra il 16 ed il 17 gennaio sia magica perché agli animali venga concesso il dono della voce. Una volta all’anno, tutte le bestie possono parlare fra loro.
Se non si vuole andare incontro alla cattiva sorte però non bisogna origliare.
Il legame fra l’Abate e gli animali, anche da reddito, si spiega con la loro benedizione che avviene il giorno dedicato al santo. In alcuni centri si benedicono anche gli attrezzi e le macchine agricole. Soprattutto in passato, nelle stalle, per assicurarsi la protezione del bestiame, si collocava un’immagine del santo egiziano.
Inoltre, per la tradizione contadina il monaco dalla barba bianca è portatore di freddo e neve. Con san Mauro e san Sebastiano è uno dei mercanti della neve. La tradizione vuole che se nei giorni a loro dedicati non nevica significa che i santi sono andati a procurarsi neve al mercato. Tornati a casa avranno tutto il tempo di far nevicare abbondantemente a loro piacimento.
La tradizione popolare invoca l’eremita contro il fuoco di sant’Antonio, ossia l’herpes zoster. Nel medioevo, i monaci erano fra i pochi fortunati in possesso di una formazione medica. Così i religiosi riuscivano a curare l’herpes applicando il grasso ottenuto dai maiali, che erano soliti allevare nelle loro stalle.
Ecco perché l’iconografia rappresenta sant’Antonio sempre in compagnia di un porcellino.
Sant’Antonio abate
Antonio abate o il grande nasce nel 251 in Egitto da una ricca famiglia di fede cristiana. Da giovane si sente portato alla vita religiosa che abbraccerà poco dopo la morte prematura dei genitori. E’ considerato il fondatore del monachesimo perché lui stesso si ritira nel deserto dove combatte contro le insidie del demonio.
Il santo muore in Egitto alla veneranda età di 105 anni nel 356 ma le sue spoglie si trovano ad Arles, in Francia.
E’ il protettore, oltreché degli animali, dei pompieri e di quanti lavorano col fuoco.