Notte di neve Giovanni Pascoli Parafrasi e commento
Notte di neve di Giovanni Pascoli, la parafrasi. La lirica fa parte della raccolta Myricae che comprende centocinquantasei scritti.
Notte di neve di Giovanni Pascoli
La lirica racconta una nevicata notturna che metaforicamente rappresenta lo stato d’animo dello scrittore.
Una campana suona e sembra dire “pace”. Lontano cade la neve e più in là si scorge un cimitero di marmo, il cui chiarore si contrappone al cielo scuro. La campana continua a suonare e, nella coltre bianca, si sente ripetere pace, pace, pace!
Commento Notte di neve di Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli immagina di osservare, di notte, una nevicata. In lontananza si sentono i rintocchi di una campana che sembra dica “pace”. Si scorge anche un cimitero, il cui bagliore si contrappone al colore minaccioso del cielo. Nonostante la neve continui a cadere, i rintocchi della campana sono chiari e ripetono ancora la parola “pace”.
Nella lirica emerge il malessere dello scrittore, alla continua ricerca della serenità.
Da notare l’impiego del termine “grida” riferito ai rintocchi delle campane; indica la disperazione interiore che non si può placare.
La neve assume una connotazione negativa, così il cielo plumbeo. Soltanto la morte, rappresentata dal cimitero di marmo, potrà portare la sospirata fine del dolore. Lo scrittore, soprattutto negli ultimi anni di vita, sviluppa un grave disagio emotivo.
La causa principale si rintraccia nella scomparsa prematura del padre, raccontata in X agosto. Poco dopo però, l’esistenza dello scrittore è nuovamente funestata dalla morte della madre e di quattro fratelli. Proprio questi dolori lo hanno spinto a cercare, per tutta la vita, di ricreare un nido familiare.
Nella lirica tornano molti dei temi cari al poeta come la morte, la tristezza ed il desiderio di raggiungere la quiete eterna.
La natura e i suoi fenomeni, come accade ne “L’assiuolo”, diventano una rappresentazione di sé stesso e delle sue emozioni.
La poesia Notte di neve fa parte di Myricae. La raccolta, che comprende testi scritti dal 1891 al 1911, prende il nome da un arbusto, le tamerici.
Giovanni Pascoli
Pascoli nasce a San Mauro di Romagna nel 1855 e muore a Castelvecchio, in Toscana, nel 1912.
Durante gli anni universitari attraverso dei momenti difficili, durante i quali si occupa di politica e viene arrestato.
Si laurea a Bologna nel 1882 e poi inizia ad insegnare all’università di Pisa e poi di Bologna, dove occupa la cattedra di Giosuè Carducci.