Italia

Rigassificatore a Portovesme: uno scontro tra diverse visioni del futuro

Nel porto del Sulcis (e non solo) è ormai decisa l’installazione di un’unità rigassificatrice: ma la popolazione non si arrende

In risposta alla grave contrazione economica che da due anni stiamo vivendo, l’Italia e l’Europa intera nel 2020 hanno concordato il Next Generation Eu, un Recovery Plan che tra i vari temi mette al centro quello della rivoluzione “green”.

Con la crisi in corso in Ucraina e il conseguente taglio delle forniture di gas naturale da parte della Russia, il processo di transizione a nuove forme di approvvigionamento energetico sta subendo un’accelerata, ma non sempre nel verso sperato. E il caso delle navi rigassificatrici ne è un esempio: vediamo in particolare cosa sta succedendo a Portovesme.

Cosa è una nave rigassificatrice

Negli ultimi mesi SNAM, società a controllo pubblico tramite la Cassa Depositi e Prestiti, ha proceduto all’acquisto di diverse navi metaniere. A livello nazionale, sono state ottenute due navi metaniere con infrastruttura per la rigassificazione: questo tipo di navi è in grado di trasportare il gas allo stato liquido (Gnl, Gas naturale liquefatto), per poi riportarlo allo stato gassoso al momento di doverlo trasferire nuovamente a terra, dove sarà consumato.

Si tratta di infrastrutture non permanenti, subito operative e utili a tamponare l’emergenza energetica in questa fase di profonda crisi.

L’unità di Portovesme

Nonostante per l’area sulcitana Enel preveda la creazione di un grande impianto di produzione e stoccaggio di energia tramite fonti rinnovabili, il governo ha deciso di installare a Portovesme un’unità di stoccaggio e rigassificazione del metano. Si tratta di una nave metaniera, che nel giro di due anni dovrebbe essere dotata anche di infrastruttura di rigassificazione per rendere fruibile il gas liquido stoccato. Similmente avverrà a Porto Torres, mentre a Oristano è prevista una struttura di rigassificazione a terra.

L’apporto di Gnl sarà garantito da varie navi metaniere che faranno da spola tra gli impianti nazionali di rigassificazione (Panigaglia e Livorno) e l’isola dei quattro mori.

Le proteste della comunità locale

La protesta Portovesme (foto Legambiente)

Come messo in luce dalla trasmissione di Rai3 Report, l’area di Portoscuso, dopo decenni di inquinamento, vedeva come una grande opportunità la transizione alla produzione 100% green di energia. Tuttavia, già il governo Conte II aveva deciso di installare a Portovesme la nave rigassificatrice, e il governo Draghi non ha fatto che proseguire il progetto.

Questa decisione calata dall’alto ha suscitato immediatamente il dissenso dei sulcitani, che di recente hanno anche dato luogo a una protesta pacifica sulla banchina davanti alla quale tra circa due anni sarà ormeggiata la nave metaniera.

Gli altri rigassificatori sardi

Come accennato, il progetto di metanizzazione della Sardegna non prevede solo l’intervento a Portovesme. Una seconda nave metaniera sarà acquistata e riconvertita a unità di stoccaggio e rigassificazione, per poi essere installata a Porto Torres (così da servire il sassarese). Anche qui la comunità locale, e in particolare il sindaco di Porto Torres Massimo Mulas, ha espresso il proprio dissenso, vedendo nell’intervento una forzatura che non apporterà grandi benefici al territorio, sia a livello energetico che a livello occupazionale.

Mulas spiega come il metano sia già una fonte energetica desueta, e che il futuro, rinnovabile, passi da altre strade, come per esempio quella dell’idrogeno.

A Oristano pare invece che le cose andranno diversamente. Anziché una metaniera trasformata in Fsru, verrà reso operativo un impianto onshore, ovvero un impianto permanente a terra in cui il Gpl, trasportato in forma liquida dalle metaniere, venga rigassificato e poi distribuito nell’area della provincia.

Dipendenza e indipendenza

La Sardegna rimane sospesa tra le possibilità di indipendenza energetica di carattere green e le attuali e future dipendenze da combustibili fossili. La voglia di autonomia e di essere ascoltati si scontra con le decisioni unilaterali del governo nazionale, e questo non fa che generare tensione tra le parti, fino a coinvolgere anche temi confinanti come quello dell’eolico.

Visto il periodo di transizione e cambiamenti, gli scontri si promettono costanti.

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