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Cavallette in Sardegna: 2022 compromesso, obiettivo 2023

Anche quest’anno si avvicina la fine del ciclo di vita delle cavallette: il 2023 deve rappresentare la svolta

cavallette ottana

Nella piana di Ottana anche il 2022 verrà ricordato dagli agricoltori come un anno di devastazione e carestia: l’invasione delle cavallette è continuata, e anzi ha continuato a espandersi pericolosamente.

I tanti appelli alla prevenzione e a una seria considerazione del problema sono rimasti poco ascoltati dopo gli eventi degli anni passati, consentendo alla forza distruttrice di questi insetti di raggiungere un nuovo picco. Ma le cose forse stanno per cambiare.

Cavallette: l’isola le combatte ciclicamente

La Sardegna non è nuova a simili invasioni di questo vorace insetto: nei secoli più volte si sono vissuti eventi di veloce espansione, seguiti poi da una ritirata. Nel recente passato, l’episodio più simile a quello in corso era avvenuto nel 1946: coinvolse tutta l’isola e venne arrestato a colpi di lanciafiamme e veleno da parte degli alleati e delle popolazioni locali.

L’invasione in corso ha avuto inizio nel 2019 dall’area della piana di Ottana, colpendo un’area limitata ma già in maniera pesante per le aziende agricole locali. Fin da subito gli esperti avevano messo in luce come la situazione richiedesse urgenti misure preventive affinché non si ripresentasse negli anni successivi.

2020 e 2021: l’espansione non trova ostacoli

Nel 2020 la situazione vissuta dodici mesi prima si era riproposta con ancora più vigore: 30.000 ettari colpiti, diverse imprese agricole in ginocchio e una richiesta di stato di calamità naturale. Da quest’anno gli agricoltori, per disperazione, hanno iniziato ad anticipare le raccolte per salvare il salvabile, anticipando la furia divoratrice delle cavallette.

Nel 2021, al terzo anno di fila di questa grave calamità, la situazione aveva raggiunto un ulteriore picco: ancora una volta non c’erano state risposte dalle autorità competenti, che non si erano attivate per mettere in campo le dovute azioni preventive, consentendo agli insetti di espandersi ulteriormente.

2022: situazione fuori controllo

Dopo tre anni di promesse e mancate misure preventive, a complicare la situazione è arrivato il clima, che nel 2022 sta risultando siccitoso ed incredibilmente caldo. Un inverno molto mite e asciutto ha favorito la schiusa anticipata delle uova di cavalletta, e le giovani esemplari hanno ben presto iniziato il loro lavoro di distruzione dei campi, espandendosi ancor di più rispetto agli anni precedenti.

Quello in corso, tuttavia, pare essere l’anno della svolta: a febbraio, sotto la guida dell’entomologo di UniSS Ignazio Floris, sono iniziati i campionamenti dei terreni, per comprendere la diffusione delle uova e prepararsi a intervenire al momento della schiusa. Le giovani cavallette, infatti, non riescono ancora a volare, e sono più vulnerabili agli interventi umani.

Le soluzioni in campo

Al momento della schiusa, un rimedio che in via sperimentale ha mostrato efficacia è l’utilizzo della deltametrina, un insetticida a base di piretro naturale che però lo Stato non include tra gli interventi anti-cavalletta consentiti in agricoltura biologica (servirebbe una deroga).

La deltametrina può avere buoni effetti solo in primavera, sugli individui giovani. L’intervento più risolutivo, infatti, consiste nell’aratura e nella cura dei terreni incolti: se in inverno si lavorassero tutti gli appezzamenti delle aree colpite, si esporrebbero alle intemperie e ai predatori naturali le larve dell’insetto, prevenendo direttamente la schiusa in massa in primavera. Quello dei terreni incolti è probabilmente la causa primaria della situazione che la piana di Ottana vive da quattro anni.

Un’ultima contromisura è rappresentata da un predatore naturale delle uova di cavalletta (che sono deposte nel terreno in piena estate): si tratta delle larve di un coleottero, variabilis mirabilis, che di quelle uova vanno ghiotte.

Prevenzione: obiettivo 2023

Il ciclo di vita delle cavallette che stanno devastando l’area di Ottana dura ogni anno dalla schiusa di inizio aprile alla morte dopo la deposizione delle uova, che si conclude entro l’estate. Per il 2022 il danno è ormai fatto, ma per il 2023 sembra che finalmente si stiano mettendo in campo tutte le misure preventive che dovrebbero portare a conclusione questa invasione, riducendo il fenomeno a numeri nuovamente innocui per l’economia agricola locale.

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