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Siccità: la situazione degli invasi in Sardegna

Mentre il Nord Italia soffre un grave deficit idrico, la Sardegna se la cava grazie ai suoi invasi artificiali, tra alti e bassi.

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L’Italia, in particolare la Pianura Padana, sta vivendo uno degli anni più siccitosi della storia recente, e di sicuro il più caldo da quando si fanno le rilevazioni. I dati presentati da Coldiretti mettono in evidenza il 45% in meno di precipitazioni rispetto alla media, cosa che sta costringendo regioni come la Lombardia a restrizioni per l’uso civile e agricolo dell’acqua.

In Sardegna le cose sembrano andare diversamente: da cosa deriva questa tranquillità? Scopriamo la situazione degli invasi sardi.

Sardegna, regina degli invasi

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Gl invasi in Sardegna (da https://dgdighe.mit.gov.it/)

Il motivo della relativa tranquillità della Sardegna dal punto di vista idrico risiede nel numero e nella distribuzione degli invasi artificiali: sono quasi 60, sparsi in tutta l’isola, capaci di raccogliere poco meno di 2 miliardi di metri cubi d’acqua complessivi.

La loro costruzione ha avuto inizio nel 1867, quando fu inaugurato il primo sbarramento artificiale a un corso d’acqua in Sardegna: la diga sul rio Corongiu. Da quel momento in poi la diffusione dei bacini artificiali è continuata costantemente, sino all’istituzione nel 2003 dell’Autorità d’Ambito della Regione Sardegna, che ha favorito il coordinamento della gestione delle risorse idriche.

La situazione degli invasi sardi nel 2022

Grazie a una più clemente distribuzione delle piogge rispetto al nord Italia, tra l’autunno e l’inverno scorsi le dighe sarde hanno potuto concentrare nei bacini una grande quantità di acqua, utile a fronteggiare l’attuale siccità.

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Il trend dell’acqua invasata in Sardegna (grafici Sardegna Cedoc)

Stando ai dati di Giugno, la rete di bacini artificiali della regione Sardegna ha al momento una disposizione di 1421 milioni di metri cubi d’acqua. Si tratta di un valore di poco al di sotto del regime ordinario.

Al momento l’isola vive quindi uno “Stato di vigilanza”: si monitora la situazione, ma le restrizioni non sono all’orizzonte. Tuttavia, in questo dato sono contenuti alti e bassi della rete idrica sarda.

Basso Sulcis, Tirso-Flumendosa e Gallura: invasi in salute

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Lo stato del sistema Gallura (grafici Sardegna Cedoc)

I tre bacini idrici del basso Sulcis, del Tirso-Flumendosa e della Gallura stanno vivendo un 2022 rassicurante, con valori ben lontani dalla soglia di vigilanza. In particolare, il sistema Gallura non scende al livello di vigilanza dal 2018, contando quattro anni di fila su valori di tranquillità.

Tirso-Flumendosa e Basso Sulcis sono invece più vicini alla vigilanza, ma ancora tengono botta.

Alto Taloro, Cedrino e Ogliastra: situazione da vigilare

L’area centro-est della Sardegna, tra Mandrolisai, Barbagie e Ogliastra, vive una situazione di allerta, vista la discesa verso lo stato di pericolo dei relativi sistemi idrici. Se l’Ogliastra e il Cedrino sembrano comunque reggere, la situazione dell’Alto Taloro preoccupa: il livello di pericolo è di fatto raggiunto.

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La discesa delle acque della diga sul Taloro nel 2022 (grafici Sardegna Cedoc)

Gli invasi in gravi condizioni

Alto Coghinas, Nord Ovest e sistema del Rio Posada vivono le situazioni più allarmanti. Tutte e tre le aree si trovano nel livello di pericolo, non lontani dai minimi storici.

In particolare, gli invasi del Nord Ovest accarezzano da mesi la soglia del livello di emergenza, unici in Sardegna a scendere così in basso. Grave la situazione del lago Bidighinzu, tra Thiesi e Ittiri, che ha raggiunto livelli così bassi da portare la Regione a richiedere allo Stato un finanziamento di 15 milioni di euro per rifare le condotte che collegano il bacino alle rete idrica, e scongiurare future restrizioni.

In attesa dell’autunno

Il caldo che soffoca l’Italia e la Sardegna da maggio non sembra voler dar tregua, e le piogge torneranno verosimilmente solo tra due mesi. Al momento l’isola vive una condizione mediamente rassicurante, ma il perdurare della siccità potrebbe presto portare a dover razionare l’acqua come già accade al nord Italia. Serve quindi prudenza.

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