Ambiente

Posidonia: la regina (poco amata) del Mediterraneo

Spesso erroneamente definita alga, ogni anno la posidonia svolge un ruolo fondamentale nel preservare l’ecosistema mediterraneo.

No, non è un’alga, e non dovrebbe neanche rappresentare un problema da risolvere. Per quanto i suoi ammassi possano dar fastidio durante la balneazione estiva, la posidonia è da considerare un prezioso alleato contro l’erosione delle coste e dei fondali marini del mediterraneo.

Negli anni la gestione di questa pianta marina è sempre più passata dalla guerra aperta alla convivenza, e intorno ad essa ruotano molti studi interessanti.

Posidonia: pianta, non alga

Per quanto le sue foglie morte, spiaggiate sui nostri litorali preferiti, possano ricordarci le fattezze di ciò che chiamiamo alga, la posidonia è in realtà una pianta marina. Come una qualsiasi pianta terrestre, la posidonia ha foglie (di un verde luminoso, lunghe fino a un metro), un fusto e delle radici con cui ancorarsi al suolo (in questo caso, il fondale marino).

La posidonia, pur non con frequenza annuale, produce anche fiori e quindi frutti (detti “olive di mare“), che la aiutano a colonizzare nuove aree del fondale marino.

Un alleato fondamentale

Proprio come molte delle piante di terra, anche la posidonia perde le foglie in autunno, per poi iniziare la produzione di nuove in inverno. Queste, una volta rilasciate, dal verde acceso passano al marrone e quindi sono trasportate dall’impetuoso mare autunno-invernale verso le nostre amate coste, producendo cumuli a volte alti svariati metri, chiamati banquettes.

Sebbene possano risultare molto fastidiose (sia per l’odore delle foglie in decomposizione, sia per l’effetto “sporco” che donano alle acque marine), le banquette di posidonia svolgono un ruolo cruciale nella difesa delle spiagge dall’erosione. Questi banchi, infatti, aiutano i litorali a difendersi dalle potenti mareggiate che li sferzano dall’autunno alla primavera: mantengono i granelli di sabbia al loro posto, smorzano la forza delle onde e favoriscono la formazione o la rigenerazione degli ecosistemi dunali.

Infine, la posidonia protegge dall’erosione anche i fondali marini: ancorandosi ad essi, le praterie di posidonia formano una barriera protettiva che favorisce l’accumulo di sedimenti e quindi l’innalzamento del suolo marino. Queste distese rappresentano un importante habitat per diverse specie ittiche (tra il 20 e il 25% delle specie del mediterraneo), e sono responsabili della produzione di 14-16 litri di ossigeno al giorno (se in salute).

Il declino della posidonia

Questa preziosa pianta marina si stabilisce sui fondali bassi, tra i 30 e i 35 metri di profondità, spingendosi fino ai 40 nei tratti di mare più limpidi. Inoltre, predilige temperature che vadano dai 10°C ai 28°C e tollera male le variazioni di salinità.

Purtroppo, nel corso degli ultimi decenni tra pesca a strascico, raschiamento delle ancore, inquinamento da sostanze chimiche sversate in mare e cambiamenti climatici la posidonia ha iniziato a vivere una crisi. Dato che per la formazione di una prateria sono necessari decenni, cambiamenti così repentini la hanno resa una specie a rischio.

Tra salvaguardia e ripresa

Negli ultimi anni la ricerca ha fatto passi in avanti verso un’efficace protezione e ripresa della posidonia nelle acque e nelle spiegge del mediterraneo. In primo luogo, si sta cercando di diffondere la cultura dell’accettazione della presenza delle banquette sulle spiagge, elemento intrinseco tanto quanto la sabbia. Questa idea di “spiaggia ecologica” evidenzia l’importanza delle banquette, e il costo naturalistico della loro rimozione.

Nel caso non si possano tenere in loco le banquette, i mucchi di foglie morte possono essere riutilizzati per tanti scopi diversi:

  • integrazione dei sistemi dunali
  • produzione di compost
  • produzione di isolanti per l’edilizia
  • produzione di mangime per animali
  • produzione di integratori alimentari

Infine, stanno partendo progetti pilota di riforestazione dei fondali marini con piante di posidonia espiantate dalle mareggiate: un esempio è quello di Golfo Aranci.

Tag

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close
Privacy Policy Cookie Policy