Cavolfiori e broccoli possono ridurre il rischio di ictus
Cavolfiori e broccoli possono ridurre il rischio di ictus. Lo afferma uno studio svolto in Australia.
Cavolfiori e broccoli possono ridurre il rischio di ictus
Un’indagine scientifica rivela che le crucifere possono essere un aiuto per evitare alcune patologie cardiache e cerebrali. Uno studio svolto a Sydney dimostra che i broccoli ed i cavolfiori contengono delle sostanze in grado di eliminare possibili coaguli di sangue. Inoltre, sarebbero potrebbero favorire la circolazione del sangue. Proprio la cattiva irrorazione cerebrale è responsabile degli ictus ischemici.
Tali ortaggi potrebbero aiutare a mantenere le arterie libere dai coaguli, riducendo il rischio di ictus. Gli esperti hanno evidenziato che le crucifere possiedono l’isothiocyanato, una sostanza che favorisce l’eliminazione di grumi di sangue. Dai dati emerge che isothiocyanato, rispetto ai farmaci, possiede una capacità di doppia di rendere le arterie libere. Si tratta di una scoperta piuttosto importante che però necessita di ulteriori approfondimenti.
Cavolfiori e broccoli
Sono sazianti, ricchi di acqua ed ipocalorici perché sviluppano circa 30 calorie ogni 100 grammi. Nel cavolfiore e nel broccolo sono contenuti pochi zuccheri, calcio, potassio, ferro, vitamina K, vitamina C e vitamine del gruppo B. Apportano anche flavonoidi e proteine.
Possono essere utili per rinforzare le difese immunitarie e per ridurre le possibilità di sviluppare alcune forme tumorali. Si tratta di alimenti che possono favorire il benessere cardiovascolare, mantenendo in salute gli occhi e le ossa.
Le crucifere sono una buone fonte di fibre, indispensabili per ridurre l’assorbimento di grassi e zuccheri ma anche per contrastare la stitichezza.
Inoltre, uno studio scientifico svolto negli Usa dimostra che il sulforano, presente nelle crucifere, può migliorare le prestazioni cerebrali. La ricerca ha permesso di concludere che tale sostanza permette di godere di maggiori capacità cognitive.
Il sulforano, secondo altri studi, può avere un ruolo nelle fasi di memorizzazione, oltre ad avere dei benefici anche per chi soffre di patologie neurodegenerative.