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Motorsport, Numero 1: il peso di abbandonare il proprio brand

Un tempo sogno di ogni pilota, dall’esplosione del 46 di Valentino Rossi il numero “ufficiale” è sempre più una coperta di Linus difficile da abbandonare. Bagnaia, Bautista e Verstappen vanno controtendenza.

Un sogno che si fa dilemma: sfoggiare il numero 1 del campione, quello che nessuno può scegliere senza aver vinto un Mondiale del Motorsport, o mantenere il proprio brand, il proprio simbolo di riconoscimento. Da quando il 46 di Valentino Rossi si è trasformato in un marchio di fama mondiale, molti piloti hanno scelto di percorrere la stessa strada per differenziarsi dai concorrenti.

Negli ultimi anni, tuttavia, si sta vedendo un ritorno all’inaccessibile numero 1: Verstappen, Bagnaia e Bautista tornano alle vecchie tradizioni (ma in modo nuovo).

Il numero 1 in Formula 1

La storia delle numerazione della Formula 1 è abbastanza ingarbugliata: il Mondiale è nato nel 1950, e fino al 1973 la numerazione era stabilita gara per gara. Dal 1974, invece, si è iniziato ad assegnare una numerazione stagionale in base ai risultati di squadra dell’anno precedente: i numeri 1 e 2 alla squadra che avesse vinto il Campionato Costruttori, il 3 e il 4 alla seconda e così via. Ad eccezione del 13, numero sfortunato lasciato intenzionalmente al di fuori di questa numerazione.

Tra cambi di scuderia e ritiri nel corso degli anni la numerazione si fece meno intuitiva, e subì varie, piccole correzioni. L’attuale regolamento sui numeri dei piloti è entrato in vigore nel 2014: ogni pilota è libero di scegliere il proprio “numero simbolo”, a prescindere dai risultati di squadra dell’anno precedente. Ad eccezione dell’uno, disponibile solo per il campione in carica.

E così, primo anche in questo, Lewis Hamilton dal 2015 a 2021 ha sfoggiato il suo 44 anziché lo storico 1 da Campione del Mondo.

Il Numero 1 nel Motomondiale

Nel Motomondiale c’è sempre stata più chiarezza: un tempo i numeri erano definiti dalla classifica piloti dell’anno precedente. Ma senza obblighi: infatti, già nel 1977 Barry Sheene decise di rompere la consuetudine conservando il suo iconico numero 7, senza sfoggiare il numero 1 da Campione del Mondo.

Nel motomondiale i numeri-brand hanno quindi una lunga storia. Ma il più famoso è sicuramente il 46 di Valentino Rossi: dopo di lui, diversi Campioni del Mondo hanno deciso di mantenere il proprio numero, che non serve solo a identificare il pilota in pista, ma è anche un business vero e proprio.

Il ritorno del #1

Il 2023 segnerà il prepotente ritorno in scena del numero 1 in MotoGP, Superbike e Formula 1. Infatti, oltre a Max Verstappen, che già lo ha sfoggiato per tutto il 2022, anche Pecco Bagnaia e Alvaro Bautista hanno scelto il numero da Campione del Mondo. Se nella Superbike non è cosa nuova, in quanto i Campioni che abbiano tenuto il proprio numero sono stati pochi, nella MotoGP è un ritorno quasi insperato.

L’ultimo numero 1 in MotoGP era stato Casey Stoner, nel 2012 (lo era stato anche nel 2008). Dopo Valentino Rossi, a parte anche Nicky Hayden nel 2007 e Jorge Lorenzo nel 2011, sembrava finita l’era del numero da Campione. Dal 2013 in poi niente Numeri 1: Lorenzo, Marc Marquez, Joan Mir, Fabio Quartararo erano tutti rimasti con il proprio marchio di fabbrica. Bagnaia rompe un tabù, quasi una scaramanzia che si era creata attorno all’1.

Verstappen, al contrario, è tornato alla tradizione che il solo Hamilton aveva interrotto nei suoi ultimi sei anni da campione in carica.

Numero da corsa: importante, non solo in pista

Non è solo scaramanzia: numero che vince non si cambia, certo, ma è anche una questione di soldi. I piloti contemporanei cercano di creare un brand attorno al numero che di anno conservano sulla propria carena. Venire immediatamente associati a un numero apre la strada del merchandising ufficiale, tra magliette e cappellini, e rende riconoscibili in mezzo al branco in eterna competizione del Motorsport.

Non a caso, i piloti fuori dalla pista tendono a rimanere legati al loro numero identificativo, al di là della scelta di gareggiare con il Numero 1. Bagnaia e Bautista correranno con un #1 che contiene in piccolo i loro 63 e 19, e Max Verstappen su Twitter risulta ancora @Max33Verstappen (33 era il suo numero prima del 2022).

Scelte di pista a parte, l’era dei “Numeri 1” classici sembra finita.

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