Editoriali

Il Marocco ricorda la “giornata della memoria della Shoah”: Un gloriso passato che guarda al futuro.

Il Marocco è, nel mondo arabo, l’unica nazione, che iscrive nella propria Costituzione, l’ebraismo come componente culturale della propria Nazione.  Questa particolarità viene da lontano e non è il frutto di nessuna ragione politica. Essa. risiede nella specificità marocchina, che fin dai tempi dell’Andalusia ha assicurato piena cittadianza ai credenti nelle religioni abramitiche. A sua volta, quella che con un temine occidentale , potremmo definiere come “tolleranza” è l’essenza dell’islam. 

Parlare di “tollerenza ” è sbagliato ma rende agli occhi degli occidentali il concetto di convivenza che, da sempre ha permesso agli ebrei di vivere in Marocco. Oggi, questa esperienza è proseguita da Re Mohammed VI . Il Sovrano, infatti, è particolarmente interessato a preservare la componente ebraica dell’identità nazionale e l’eredità ebraico-marocchina, perpetuando così la fiaccola di suo nonno, il defunto HM Mohammed V e di suo padre, il defunto HM Hassan II. 

Non possiamo, infatti dimenticare, l’opera di Mohammed V negli anni duri del protettorato di Vichy quando il Sovrano, seppur limitato nelle azioni dagli occupanti, non mancò di impedire la deportatazione degli ebrei del Marocco. 

Nella giornata internazionali del ricordo della Shoah, commemorata il 27 Gennaio di ogni anno, si sono svolte cerimonie anche in Marocco.

In quella più importante hanno preso parte  hanno partecipato il Ministro dell’Educazione Nazionale, della Scuola dell’infanzia e dello Sport, Chakib Benmoussa, il Segretario Generale del Consiglio della Comunità Ebraica del Marocco (CCIM), Serge Berdugo, l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Marocco, Puneet Talwar, e il Capo facente funzioni dell’Ufficio di collegamento con Israele a Rabat, Ambasciatore Alona Fisher-Kamm.

Nel corso di questo incontro molte sono state le testimonianze che hanno messo in luce questo approccio Reale che contraddistingue il Regno come un Paese che offre un po’ più di discernimento quando si alzano i clamori dell’esclusione e si moltiplicano gli amalgami più caricaturali che alimentano la cultura dello scarto e la negazione del saper vivere insieme. A questo proposito, Talwar ha dichiarato che S.M. Re Mohammed VI continua a perpetuare la “forte eredità” dei defunti S.M. Re Mohammed V e S.M. Re Hassan II “sostenendo la tolleranza, la coesistenza e l’armonia religiosa”. Da parte sua, la signora Fisher-Kamm ha sottolineato, in una dichiarazione analoga, che grazie alla consacrazione, nel corso della sua storia, del principio della tolleranza e della coesistenza, il Marocco può oggi servire da modello per il “mondo intero” e svolgere un “ruolo molto importante nel dialogo interreligioso”.

il Dottor Berdugo ha fatto eco a questa opinione, ricordando che dall’ascesa al trono dei suoi gloriosi antenati, “Sua Maestà il Re Mohammed VI ha stabilito una visione del Marocco che è l’invidia del mondo, una visione di tolleranza e di rispetto per le minoranze”. Dovremmo con maggiore attenzione studiare, la figura e l’operato del nonno dell’attuale Sovrano. Infatti, se egli riusci ad opporsi al male che impervesava nella società dell’epoca, espondendosi anche in azioni eclatanti, anche noi oggi siamo chiamti a seguire questi luminosi esempi ed opporci , per citare un celebre libro alla “banalità del male”.

In questo, il Marocco di oggi ne è un esempio con la sua politica della “mano tesa” verso i fratelli dei Paesi vicini, verso la risoluzione di conflitti ed in una ottica che guarda all’Africa non con l’intenzioni di conquista ma con quella di far crcescere questo straordinario continente .

Marco Baratto

Marco Baratto

Nato a Milano , Laureato in Legge. Si interessa di storia dei rapporti tra l'Europa e il Mediterraneo.

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