Caso Pegasus: Avvocati americani confutano le “pseudo prove” d’Amnesty/Citizen Lab/Forbidden Stories
Avvocati nordamericani specializzati nel trattamento di casi di cybersecurity hanno evidenziato, sabato 25 febbraio a Tangeri in nord del Marocco, l’inammissibilità giuridica delle “pseudo-prove” contenute nei rapporti di Citizen Lab, Amnesty International e Forbidden Stories riguardanti il presunto uso del software Pegasus da parte di alcuni Paesi.
Ascoltato dalla Commissione Nazionale di Controllo della Protezione dei Dati Personali (CNDP), l’avvocato americano del foro di New York, Tor Ekeland, ha affermato che le cosiddette prove fornite dalle suddette organizzazioni erano “irricevibili” da parte di un tribunale federale statunitense perché si basano sulla “scienza scadente”.
“La prima cosa che fa un tribunale statunitense nell’esame delle prove scientifiche è vedere se tali prove soddisfano il principio di riproducibilità”, ha fatto sapere, osservando che i risultati di Citizen Lab non possono in alcun modo essere riprodotti, il che costituisce di per sé un “segnale di allarme”.
Ekeland dice: “la prima cosa che ho notato in questo caso è stata la natura particolarmente vaga e ambigua delle conclusioni di Amnesty International e compagnia”, poi osserva che il rapporto delle suddette organizzazioni si limita a citare “tracce” di una presunta presenza di Pegasus, senza fornire alcuna spiegazione sul significato di queste tracce.
“Quello che stanno facendo Amnesty e Citizen Lab è molto pericoloso, perché stanno promuovendo una sorta di scienza scadente e facendo accuse che non possono dimostrare perché nessun altro ha fatto dei test”, ha detto.
Dalla sua parte, l’avvocato canadese con sede a New York Michael Hassard, specialista in questioni informatiche, ha spiegato che quando le prove scientifiche vengono sottoposte ad analisi, spesso possono essere soggette a “pregiudizi di conferma”.
“Quando le impronte digitali sono state utilizzate per la prima volta in medicina legale, erano soggette a questo pregiudizio di conferma, e la stessa cosa è successa con analisi dei capelli, dei denti e persino le analisi della DNA”, ha ricordato.
Ha citato, a questo proposito, il libro che tratta questa questione e pubblicato dall’avvocato dell’organizzazione americana The Innocence Project, Chris Fabricator, intitolato “Junk Science and the American Criminal Justice System”.
I metodi per l’analisi scientifica delle prove nella cybersecurity e nell’informatica sono relativamente nuovi e tutt’altro che infallibili, ha sottolineato Hassard.