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 8 MARZO, AZIONE CONTRO LA FAME: NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE DONNE, DIAMO VOCE ALLE NOSTRE OPERATRICI AFGHANE

8 marzo 2023. Mentre celebriamo la Giornata internazionale dei diritti delle donne, il loro spazio di espressione viene drasticamente ridotto in moltissimi luoghi del mondo. Per rappresentare questo fatto, abbiamo raccolto le testimonianze delle operatrici afghane di Azione contro la Fame: donne che si trovano ad operare in un contesto sempre più restrittivo per i loro diritti e libertà fondamentali.

Dottoresse, infermiere, ingegnere e psicologhe… sin dall’apertura dei nostri uffici in Afghanistan, nel 1995, le donne sono state attivamente coinvolte nella lotta contro la fame e nella ricostruzione del loro Paese. Attualmente, Azione contro la Fame impiega più di 450 persone in Afghanistan, il 34% delle quali è donna.

Da quando i Talebani hanno preso il potere nell’agosto 2021, le donne afghane sono sempre più escluse dalla sfera pubblica e dalla società. Dopo aver vietato loro l’accesso all’istruzione secondaria, il 23 marzo 2022, il 20 dicembre le autorità hanno annunciato il divieto di accesso all’università, sia per le professoresse che per le studentesse. Pochi giorni dopo, il 24 dicembre, le donne afghane che lavorano per le organizzazioni non governative sono state prese di mira da un nuovo divieto.  

L’impossibilità per le donne afghane impiegate presso le ONG di lavorare, di recarsi in ufficio o sul campo è una palese violazione dei loro diritti sociali ed economici e mette a rischio la loro fonte di reddito, spesso l’unica per le loro famiglie. Ciò ha anche conseguenze importanti sulla capacità delle organizzazioni umanitarie di continuare le loro attività e di fornire un’assistenza efficace e di qualità alle donne in difficoltà. Infatti, le operatrici delle ONG sono essenziali per poter, ad esempio, visitare una donna incinta o fornire assistenza dove necessario.

Una deroga del Ministero della Salute consente alle donne di continuare a lavorare nelle strutture mediche e Azione contro la Fame continua a versare gli stipendi alle sue operatrici che non possono più lavorare. Tuttavia, l’impatto sulla sicurezza alimentare degli afghani sarà drammatico in un Paese in cui 20 milioni di persone stanno già affrontando la malnutrizione acuta, e con ulteriori 6 milioni di persone a sull’orlo della fame.

In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, abbiamo raccolto le parole di alcune nostre operatrici che, pur affrontando restrizioni quotidiane, continuano a lottare e ci ricordano che la speranza continua a vivere, nonostante tutto.

L’ISTRUZIONE, LA CHIAVE DELL’EMANCIPAZIONE FEMMINILE

Il primo giorno di scuola è una pietra miliare e apre ai bambini un mondo prima sconosciuto. K.T., ora psicologa, lo ricorda bene: “Ero così entusiasta di andare a scuola. Ricordo il momento in cui la maestra è entrata in classe; era una donna gentile che non dimenticherò mai. Abbracciava tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro etnia. Ero un’immigrata afghana in Iran, un Paese straniero, ma mi sentivo molto a mio agio lì”. K.T. ha ancora una foto della sua prima insegnante per ricordare quei giorni bellissimi.

Oggi N. e sua figlia di 4 anni sono preoccupate: “Mi ha chiesto: “Mamma, posso andare a scuola solo fino a 6 anni? E dopo? Perché mio fratello può andarci e io no?”. Anche se ero molto triste quando ho sentito i suoi pensieri, le ho detto di fare del suo meglio”.

QUANDO LE DONNE NON POSSONO PIÙ LAVORARE

Per K.T. e H. l’impatto delle restrizioni va ben oltre il divieto di lavorare e tocca nel profondo anche la vita dei beneficiari. K.T. spiega: “Quando una paziente mi dice che vede dei risultati in sé stessa e che sta guarendo, tanto da poter ritrovare la speranza e vivere la vita così com’è, accettando che la vita è anche piena di ostacoli, che è in grado di superare le sue difficoltà senza ferire gli altri o sé stessa, le sue parole mi motivano e mi danno speranza per continuare a fare quello che sto facendo”.

Da parte sua, H. si batte quotidianamente per i diritti delle donne: “lavoro per difendere i diritti umani, in particolare il diritto delle donne a ricevere un’istruzione e le aiuto come posso. Purtroppo, come sapete, oggi il diritto delle donne a lavorare e a ricevere un’istruzione è stato soppresso. È una grande preoccupazione per tutti e ci riguarda tutti. Spero che questo problema possa essere risolto molto presto”.

SEGUIRE I PROPRI SOGNI, NONOSTANTE TUTTO

“Spero che un giorno tutte le donne possano continuare a studiare e lavorare”. R. Le esperienze e i percorsi di queste donne sono diversi, ma hanno un denominatore comune: la volontà di andare avanti nonostante tutto e di realizzare i propri sogni. Molte di loro hanno interrotto o abbandonato gli studi per motivi economici, familiari o politici. Tuttavia, ricominciano, a volte da zero, per continuare a lavorare e aiutare il loro Paese a riprendersi.

Oggi N. lavora come infermiera. “So che la nostra gente è stanca e ha sofferto per la guerra, voglio fare del mio meglio per servirla con passione e onestà”. Il suo sogno è diventare chirurgo, ma la situazione attuale fa slittare questo progetto a una data indefinita: “pensano che noi donne non abbiamo capacità. Secondo questa logica, non importa quali siano i nostri sogni, non possiamo realizzarli”. Tuttavia, N. non si lascia sconfiggere e invita tutte le donne a fare lo stesso: “Seguite i vostri sogni e lavorate duramente per realizzarli. La vita è fatta di lotte”.

LOTTIAMO CONTRO L’INGIUSTIZIA DI GENERE, PER COMBATTERE LA FAME NEL MONDO

Le ingiustizie e la violenza di genere sono sia causa che conseguenza della fame. Lo dimostra anche il fatto che, rispetto agli uomini, le donne sono più colpite dall’insicurezza alimentare: non hanno lo stesso accesso alle risorse, all’istruzione, alla formazione, ai finanziamenti… Tuttavia, le donne sono i primi attori del cambiamento: per combattere la fame, gli Stati devono attuare misure che affrontino le ingiustizie di genere e forniscano alle donne le stesse opportunità degli uomini.

Azione contro la Fame continua a sostenere il popolo afghano. Vogliamo che tutte le nostre colleghe tornino a lavorare, senza eccezioni e indipendentemente dalla loro funzione. Questo è l’unico modo per garantire un’assistenza ottimale e sicura alle popolazioni bisognose, soprattutto alle donne e ai bambini, che sono i più vulnerabili.

A livello locale, siamo in contatto con le autorità per trovare soluzioni. A livello internazionale, stiamo lavorando per garantire che gli afghani non vengano dimenticati e per mantenere un impegno politico e finanziario che risponda alle crescenti esigenze della popolazione. L’accesso ai diritti, ai servizi di base, alle risorse o alle opportunità non deve essere condizionato dall’identità di genere, ma deve essere accessibile a tutti.

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