Le vergini dalle rocce è uno dei romanzi di D’Annunzio in cui la sua poetica si esprime al meglio. Le vergini dalle rocce è scritto nel scritto nel 1895 dopo un periodo di formazione particolare dopo l’incontro con Nietzsche che cambierà il pensiero del poeta scrittore italiano. Le vergini delle rocce, inizialmente pubblicato a puntate sul Convito, doveva costituire il primo libro di un ciclo, ovvero I romanzi del giglio i cui titoli sarebbero dovuti essere La grazia e L’annunciazione (seguiti da un breve Epilogo).
Le vergini dalle rocce: il tema
Un romanzo ambientato in Abruzzo con protagonisti particolari tra cui Claudio Cantelmo, nobile di Roma, a Popoli, un superuomo agli albori, con una vita che rimarca l’essere borghese ed i valori della società in cui è costretto a vivere. E’ qui che incontra una nobildonna. E’ una storia complessa con una trama lenta ed avvincente, tipica del periodo in cui D’Annunzio scrive. Il protagonista vuole generare una sorta di superuomo che riassuma in sé le caratteristiche più alte delle due stirpi da cui proviene. Nel testo si alternano alcune tematiche del tempo tra cui l’esistenza del regno delle Due Sicilie. Claudio, il protagonista superuomo, si innamora di Violante, nobildonna bella e sensuale ma insieme a lei appaiono nel testo altre donne: Massimilla, pura e sensibile, ma in procinto di prendere i voti, Anatolia, depositaria dei valori familiari.
Superuomo: l’idea e la poetica
Nel romanzo si esplica l’idea di superuomo, avvenuta dopo la scoperta di Nietzsche, è in questo romanzo che la figura diventa differente, entra in gioco il razzismo aristocratico e biologico ben rappresentato da Cantelmo, tratti che non sono di certo di rimando a Nietzsche ma che cambiano arrivando ad un etica di conoscenza differente dove entra in gioco anche la nobiltà di sangue e la disciplina della vita. La bellezza e l’arte fanno di contorno all’opera del Vate.
