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Leone XIV, un nome, un simbolo, un messaggio

«La pace sia con tutti voi. Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente», il primo annuncio di Papa Leone XIV affacciato dalla loggia del saluto della Basilica di San Pietro.

Costruttore di ponti, operaio di pace disarmante e disarmata, mezzo di salvezza per una chiesa tormentata da piaghe inflitte molte dall’interno e da una crisi vocazionale, Santità Prevost non solo avrà il compito di proseguire il cammino di Papa Francesco, bensì di rinvigorirlo, di proiettarlo negli anni di un secolo che corre talmente tanto che il tempo mortale pare abbia l’affanno a stargli dietro.

Sarà un compito difficile ma affrontabile da un uomo che per grazia dello Spirito Santo avrà la forza tentando di portarlo a termine. Robert Francis Prevost è un matematico di prima laurea, uno scienziato che poi ha scelto il noviziato, lo studio teologico, associando alla scienza la coscienza, un connubio spesso conflittuale che oggi in quest’uomo agostiniano trova la sintesi, applicando una delle regole di Sant’Agostino «La fede è credere a ciò che non vediamo; e la ricompensa per questa fede è il vedere ciò che crediamo».

È statunitense di nascita con DNA latino, il Papa delle Americhe, nulla a che vedere con quello a stelle e più “strisce” trumpiano. Il suo saluto al mondo intero è stato “pace”, in un momento dove le guerre proliferano e nessuno tenta di arginare, anzi contribuiscono ad alimentare con la folle corsa agli armamenti e la spartizione di territorio non dovuti.

Leone XIV, un nome, un simbolo, un messaggio, per la chiesa cattolica, per il Vaticano, per l’evangelizzazione universale.

Nel nome c’è tutta la simbologia della chiesa evangelica e sinodale cattolica cristiana, il messaggio dell’adunanza dei fedeli tutti insieme verso la pastorale.

Leone XIV è diventato Papa nel giorno di Maria, della Beata Vergine del Rosario di Pompei, la mamma di tutti noi, e l’8 maggio lo ricorda. Stesso giorno e mese che nel 1945 chiuse il secondo conflitto mondiale. Segni che hanno un senso, divinamente interceduti da chi ha illuminato la scelta per Robert Francis Prevost.

Lui, missionario, prete tra la gente, vescovo tra gli umili, cardinale nelle vie, ed ora Papa in un mondo assetato di pace e serenità, dove già Papa Francesco ha ben seminato, dovrà alimentare il germoglio per raccoglierne i frutti dove «il male non prevarrà». Ha chiesto una chiesa «che cammina, che cerca la pace e la carità, vicina a chi soffre», sorretta da «Dio che ci ama tutti incondizionatamente».

Le lacrime che lo hanno immortalato nel suo primo annuncio al mondo sono quella fonte battesimale che lo ha consacrato all’arduo compito pontificale, che con la collegialità si spera possa proseguire. Papa Prevost apre a tutti noi, non ci giudica, ci benedice. Un missionario che conosce la gente, è in strada, che combatte le ingiustizie, aiuta il prossimo. L’uomo e prete Prevost sa cos’è la povertà, la fame, il dolore, la paura, la morte, la guerra, le persecuzioni razziali e religiose, anche criminali per guadagni estorti e vite minacciate e sottratte da assassini. E da matematico e soprattutto agostiniano qual è in scienza e coscienza saprà guidarci verso quel futuro che tanto vuol mutare il discernere umano, confuso tra artifizi, bugie e fame di potere, spesso insanguinato.

In Illo uno unum”, “In Colui che è Uno, è siamo uno solo”, è racchiusa tutta la sua missione., Un motto, scelto da Papa Leone XIV per lo stemma pontificale, in prestito da Sant’Agostino, riferendosi a Gesù Cristo, tratto dall’Esposizione sul Salmo 127, sintesi straordinaria della vocazione della Chiesa, non una somma di individualità, ma una comunione viva, un corpo unito nell’Uno per eccellenza, cioè Cristo. «Non ille unus et nos multi, sed et nos multi in illo uno unum”», Sant’Agostino.

Preghiamo per Lui, Papa Leone XIV, che lui già sta pregando per noi.

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Nico Baratta

Operaio, giornalista, repoter freelance, libero pensatore ♨️freethinker | Free journalism for free thinking | Ad Maiora!

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