Eolico offshore: nuova servitù o opportunità da cogliere?
Nelle ultime settimane in Sardegna si è acceso il dibattito sull’eolico offshore: vediamo le ragioni in campo
A inizio maggio 2022 il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha annunciato alla camera l’inizio della valutazione di diversi progetti di parco eolico offshore nei mari di Calabria, Sicilia e Sardegna.
Da quel momento, la questione dei parchi eolici in mare è diventata progressivamente sempre più dibattuta tra i banchi dell’aula del Consiglio Regionale della Sardegna e all’interno delle comunità locali interessate. Ma qual è l’oggetto del dibattere?
La Sardegna e le “servitù”
La questione servitù in Sardegna è molto sentita: l’isola nei decenni ha sviluppato la consapevolezza di essere stata sfruttata in diversi àmbiti senza aver ricadute positive (o avendo al contempo vantaggi occupazionali e pesanti svantaggi paesaggistici e sanitari: si pensi ai fanghi rossi di Portoscuso). Sono noti i casi dei poligoni militari a Capo Caccia, Capo Teulada e al Salto di Quirra, aree di interesse naturalistico sottratte al territorio per addestrare i soldati, ora compromesse a livello ambientale.
Questa male-accetta occupazione del territorio ha fatto crescere nei sardi un sentimento di ostilità verso qualunque progetto che preveda la sottrazione di nuove porzioni della regione al controllo delle comunità locali.
Le rinnovabili in Sardegna
L’isola ha già da anni avviato il processo di transizione alle fonti energetiche rinnovabili: ad oggi, secondo gli ultimi dati Terna, sul territorio sardo sono presenti impianti eolici e fotovoltaici che garantiscono circa 2,8 GWh lordi di energia pulita. Ben lontani dai circa 9,8 GWh di energia prodotta dagli impianti termoelettrici tradizionali (carbone), ma comunque già cospicui.
La servitù energetica
Ora si inizia a entrare nel merito. Stando ai dati Terna la Sardegna, al 2020, aveva una richiesta di 8,8 GWh di energia, a fronte di una produzione di 12,1 GWh: un surplus del 37,3%, ceduto all’estero e soprattutto alle altre regioni.
Il timore dei cittadini è proprio che questi nuovi parchi eolici non vadano ad apportare benefici alle comunità locali (sostituendo le centrali termoelettriche, am anche evitando la metanizzazione), ma ad altre regioni e soprattutto alle compagnie private che si occuperebbero di installarle e gestirle.
La mancanza di regole certe
A spaventare è soprattutto la mancanza di controllo sulle aree individuate dalle multinazionali per installare gli impianti di eolico offshore. Il Consiglio Regionale, quasi all’unanimità, ha firmato un documento in cui ci si propone di ottenere dal governo una moratoria per tutte le concessioni di eolico in mare. L’obiettivo è ottenere una necessaria co-pianificazione dei progetti, garantendo il rispetto dell’interesse delle comunità locali.
Le opposizioni del governo regionale a guida Solinas contestano alla giunta di non aver mappato le aree idonee e non idonee alla creazione di simili infrastrutture, mancando anche di aggiornare il piano energetico per l’isola.
Tra paura e razionalità
Per chi vive quotidianamente il proprio territorio, soluzioni come i parchi eolici (on e off-shore) e fotovoltaici possono essere decisamente impattanti, definendone un nuovo volto, artificiale e estraneo. Addirittura, nella mozione n° 559 presentata dal consigliere di opposizione Roberto Deriu, si parla al proposito di necessità di “scongiurare la devastazione del paesaggio e dell’ambiente naturale“.
Tuttavia, bisogna guardare in faccia la realtà: viviamo una sempre peggiore crisi climatica, che richiede una rapida uscita dal consumo di combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili. Parchi eolici (in terra e in mare) e pannelli fotovoltaici sono le soluzioni più rapide e disponibili per attuare la transizione ecologica.
Da un lato, è certamente doveroso assicurarsi che la popolazione tragga benefici dalla loro presenza, e che l’ambiente sia rispettato. Dall’altro bisogna però essere disposti a un piccolo sacrificio estetico (le aree protette da vincolo paesaggistico non dovrebbero essere in pericolo) per il bene comune.
Del resto, l’impatto visivo di un parco eolico offshore è da molti sovrastimato: a meno di distanze ridotte (nearshore), le pale non rappresenterebbero più di qualche puntino all’orizzonte.
La regione impugna il Decreto Energia
La giunta regionale, guidata da Christian Solinas, ha alla fine deciso di impugnare il Decreto Energia, come minacciato all’inizio dello scorso aprile. Entro fine luglio verrà formalizzato il ricorso: la discussione rischia di volgere a scontro.