L’area è stata divisa in tre zone di salvaguardia delimitate da boe di segnalazione , in cui non sono consentite le attività che potrebbero disturbare le specie vegetali e animali: vedi balneazione, navigazione e ancoraggio di tutti i natanti con o senza motore e tutti i tipi di pesca.
La Zona A (riserva integrale) comprende il tratto di mare prospiciente la costa sud dell’isola. Qui sono consentite attività di soccorso , ricerca scientifica e sorveglianza; si possono fare pure immersioni guidate preventivamente autorizzate.
La Zona B (riserva generale) comprende il tratto di mare circostante l’isola. Oltre a quanto è consentito nella Zona A, qui è concessa la navigazione a vela e a remi.
La Zona C (riserva parziale) comprende il perimetro esterno del parco marino. Qui concesso il passaggio a motore ad una velocità massima di 10 nodi.
I fondali degradano fino a 10 m., con un massimo di 30 m. nella Zona C ed è ricco di murene, gronghi, aragoste e nn è raro trovare esemplari di rana pescatrice. Durante le immersioni notturne si possono incontrare gli anemoni marini ed esemplari di un bellissimo invertebrato l’alicia mirabilis.
L’ambiente naturale sull’isola è composto da specie vegetali di macchia mediterranea come la campanula sabatia, l’euforbia; non è raro trovare fra le rocce bagnate dal mare il finocchio di mare e la statice della riviera. Sulle roccce nidificano i gabbiani e cormorani. Pare che in epoche remote, l’isola forse unita alla costa tramite una lingua di terra rocciosa, demolita dal moto ondoso del mare.
Sull’isola vi sono resti di insediamenti umani risalenti a epoche diverse. Sulla parte più alta dell’isola , si possono notare i ruderi di una torre di avvistamento di età romanica , utilizzata sicuramente come faro per segnalare alle navi provenienti da Albium Ingaunum (Albenga) l’ingresso del porto di Vada Sabatia (Vado Ligure) , situato a ridosso di Capo Vado.
Ma i ruderi che hanno un maggior interesse storico sono quelli di una chiesa del IV secolo d.c. con annesso un monastero di età più tarda. La chiesa era dedicata a s. Eugenio. La leggenda narra che l’isola stessa sia arrivata nei pressi della costa ligure, trasportando santi Eugenio e Vendemiale che fuggivano da Cartagine, di cui s.Eugenio era vescovo, durante le persecuzioni dei Vandali. Il santo vi rimase fino alla morte; s. Vendemiali partì invece per la Corsica
Le spoglie mortali vennero trasportate nella città di Noli (che nel medioevo diverrà la quinta repubblica marinara), dove ne divenne santo patrono. Una ulteriore leggenda dice che i resti ritornarono da soli sull’isola.
Nel 992, l’allora Vescovo di Savona, fece costruire un monastero, sempre dedicato al santo, donandolo ai monaci di Lerino di regola benedettina, per custodirne le spoglie del santo. Nel 1162 il papa AlessandroIII, essendo stato esiliato in Francia, durante una sua visita all’isola, celebrò la messa pasquale nella chiesa del piccolo monastero.
Nel 1252 le spoglie del santo vennero traslate definitivamente a Noli e custodite nella chiesa di s. Paragorio. Ogni anno, durante la ricorrenza del santo (12 luglio), i pescatori del luogo organizzano una processione di barche, portando sull’isola le sue reliquie
Nel corso dei secoli l’isola a cambiato più volte proprietario. Attualmente, però, e in uno stato di totale abbandono, dovuto a diatribe di proprietà.
Un particolare da ricordare è una statua in ferro battuto chiamata “il pifferaio”, posta sulla punta occidentale dell’isola vicino all’approdo.