Un mare di ricette

Carnevale: impazza il fai da te in cucina! Corsa alle ricette regionali ecco le più in voga!

Carnevale, tempo di dolci. Tanto è il fai da te! Lo comunica la cia che sottolinea come sia in atto una vera e propria corsa alla cucina  e cosi’ frappe, castagnole, frittelle ed altre specialita’ locali. In tutto il periodo carnevalesco il consumo dei prodotti tipici sara’ pari a piu’ di 22 mila tonnellate, per una spesa che superera’ i 150 milioni di euro. A segnalarlo e’ la Cia-Confederazione italiana agricoltori per la quale cresce, comunque, il “fai da te”.


D’altra parte, la spesa per le frappe fatte in case -osserva la Cia- si puo’ contenere entro i 5 euro per chilo. E sicuramente si risparmia, e anche di tanto. Al consumo, infatti, arrivano a costare per lo stesso quantitativo, in media tra i 15 e i 20 euro. Ma si possono raggiungere anche punte di 35-50 euro. Per il Carnevale si ha un aumento negli acquisti di frappe, che risultano le piu’ apprezzate. I  dolci tipici del Carnevale e’ possibile gustarli soprattutto nelle tante feste popolari e contadine che celebrano in questo periodo nei borghi e nelle contrade di moltissimi paesi. Prodotti che occupano un posto di rilievo nelle tavole degli agriturismi che, anche in questo periodo, hanno registrano un aumento di vacanzieri.

Svariate in tutte le regioni sono le specialita’ legate alla tradizione rurale e contadina per il Carnevale. Si va dalla “cicerchiata” dell’Abruzzo alle “chiacchiere” della Basilicata; dalla “pignolata” in Sicilia e Calabria, agli “struffoli” in Campania, dalla “sfrappole” e lasagnette in Emilia Romagna ai “crostoli” del Friuli Veneria Giulia, dalla frappe e castagnole del Lazio alla “bugie” della Liguria e del Piemonte, dai “tortelli” della Lombardia ai “berlingozzi, ai “cenci” alle ciambelle della Toscana, dai “brugnolus” e “orillettas” della Sardegna ai “grostoi” del Trentino, ai “galani” del Veneto. Il Carnevale e’, d’altronde, una festa che nasce proprio dalla tradizione contadina. Forti, infatti, erano le valenze simboliche legate al mondo agricolo-pastorale. Si salutava la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, la quale, secondo le credenze popolari, dava vita ad un ciclo di stagione opulenta, feconda e fertile per la terra, assicurando -conclude la Cia- ottimi raccolti.


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