Elezioni amministrative e termine perentorio sull’iscrizione ai registri dei votati per i comunitari

pareri e proposte dell’onorevole Melis

Elezioni amministrative. Esce, ai primissimi di marzo, la circolare su come devono fare i cittadini non italiani ma comunitari a esercitare il loro diritto di voto. Fissa il termine per iscriversi agli albi presso i comuni in poco più di 20 giorni, al 27 marzo. Protesto con il Ministero. Mi spiegano che la legge elettorale fissa le scadenze, per così dire, a ritroso: si vede qual è il giorno delle elezioni e poi, secondo una scala che è data in partenza dalla legge, si fissano i vari adempimenti della struttura amministrativa. Ma prima, dico io, i sindaci potevano derogare. Sì, mi risponde un ottimo prefetto: ma prima non c’era stata la sentenza del Consiglio di Stato che ha definito “perentorio” il termine. Perentorio vuol dire che non si ammette deroga. Mi domando: ma qual è il nostro interesse a norma di Costituzione? E’ che votino più comunitari possibile, perché così si integrano di più, si sentono a casa loro, danno nuova energia alla nostra democrazia. Insomma,la norma è stata fatta per farli votare, non per scoraggiarli. E allora dovevamo pensarci prima. Dovevamo sapere che si tratta di nuovi residenti, sparsi nel territorio, spesso disinformati, talvolta chiusi in sé stessi. Che vanno incoraggiati a votare. E per farlo ci vuole un po’ di tempo in più. Devono andare ai comuni, magari in orari fuori dall’orario di lavoro (perché non possono perdere la giornata). Vanno avvertiti, magari con numeri verdi, e avvisi tv e nei giornali delle loro comunità. E convinti.

Insomma, per farla breve: penso che proporrò una leggina che fissi termini più lunghi, ma specialmente che obblighi lo Stato a far conoscere di più queste scadenze. Si fa la pubblicità progresso su tutto. Facciamola anche sull’avvenire dell’Italia, che è un avvenire insieme ai cittadini comunitari….