Sclerosi Multipla: uno “studio” della SIN sul metodo Zamboni
E’ stato pubblicato sul sito della rivista Neurological Sciences, organo ufficiale della Società Italiana di Neurologia (SIN), uno “studio” intitolato “Trattamento endovascolare della CCSVI nei pazienti con sclerosi multipla: risultati clinici di 462 casi“.
Secondo alcuni neurologi del gruppo di studio sulla sclerosi multipla della SIN (Società Italiana di Neurologia), anche se è ancora in discussione se l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) abbia un ruolo nello sviluppo della sclerosi multipla (SM), molti pazienti si sono sottoposti a trattamento endovascolare (ET) della CCSVI. L’obiettivo dello “studio” della SIN era quello di valutare i risultati e la sicurezza dell’ET in pazienti italiani affetti da SM. Sono stati invitati a partecipare a questo studio retrospettivo tutti i centri SM italiani che fanno parte del gruppo italiano di studio sulla SM.
E’ stato utilizzato un questionario strutturato per raccogliere dati clinici dettagliati prima e dopo l’ET. Sono stati raccolti dati di 462 pazienti in 33 centri. L’ET consisteva in una dilatazione con palloncino (93% dei casi) o nell’applicazione di stent (ndr: sconsigliata da Zamboni). La durata media del follow-up dopo l’ET era di 31 settimane. La media della scala EDSS è rimasta invariata dopo l’ET (5.2 vs 4.9), 144 ricadute si sono verificate in 98 dei 462 casi (21%), soprattutto in pazienti con SM-RR. Sono stati registrati quindici eventi avversi gravi nel 3,2% dei casi. Secondo gli autori, dato il rischio di gravi eventi avversi e la mancanza di oggettivi effetti benefici, i loro risultati confermano che al momento l’ET non dovrebbe essere raccomandata per i pazienti con SM.
Fonte: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs10072-013-1300-5
COMMENTO:
Non esiste la possibilità di valutare retrospettivamente da parte dei neurologi l’efficacia di un trattamento sul quale essi non sanno nulla. Né chi l’ha fatto, né dove, né con quale criterio hanno scelto i segmenti da dilatare, né se li hanno dilatati, né se la flebografia postprocedurale dimostrava o meno la riuscita della PTA, né se il colorDoppler dopo ha mostrato o meno l’assenza della CCSVI, né se si siano verificati eventi come le trombosi che vanificano l’effetto della PTA.
In conclusione è uno studio populista senza alcuna base di scientificità.