Lea Garofalo. Carlo Cosco ammette: è stato un raptus. Non è un caso di ‘ndragheta
Lea Garofalo non è stata uccisa per qualcosa legato all’ndrine, così avrebbe spiegato oggi Cosco, ex marito della Garofalo.
Si tratterebbe di altro a quanto pare è stato un raptus, Cosco sottolinea infatti di non aver mai voluto ammazzare la madre della figlia, e che nel 2009 aveva riallacciato i rapporti con Lea tanto da sostenere “abbiamo avuto anche rapporti intimi”, l’unico obiettivo di Cosco sarebbe stato quello di riavvicinarsi alla figlia.
Cosco dice anche “cosa poteva raccontare, al massimo che trafficavo in droga”. “Non ho mai fatto parte della’ndrangheta”.
Cosco racconta di una lite avvenuta in un appartamento in piazza Prealpi dove Cosco doveva ospitare Lea e Denise per natale, cos si legge
“Volevo fare vedere quella casa a Lea perche’ poi a Natale volevo fare una sorpresa e portarci mia figlia Denise. Le ho mostrato il bagno e le stanze e, mentre ho detto a Venturino di fare un caffe’, non so cosa e’ successo… Lea mi ha detto delle brutte parole e che non mi avrebbe piu’ fatto vedere Denise e non ci ho visto piu’… L’ho presa a pugni e buttata per terra con la testa…”.
“Li é scattato qualcosa, Lea si è messa a dire “adesso la casa c’è l hai, allora io non me ne vado più”. “Come non te ne vai?” Mi ha detto un po’ di brutte parole, “non ti faccio più vedere Denise”… Io non ci ho visto, le ho tirato un paio di pugni, l’ho buttata per terra, sbattuta con la tesa. Usciva sangue. Venturino ( il pentito, che nega di essere stato presente, ndr) si mette a dire, sei pazzo, cosa hai fatto? Eh, lei mi ha dato una spinta, non ci ho visto più, non so cosa mi ha preso in testa, è successo quello che non doveva succedere.
Poi ho preso un lenzuolo nell’armadio, ce l’ho messa dentro, con un paio di stracci ho pulito il sangue, ho messo tutto dentro il lenzuolo, c’era la borsa, ho preso i due telefoni, li ho messi in tasca , ho legato il lenzuolo e ho fatto un paio di nodi. Ho detto a Venturino, vedi di chiamare Curcio Rosario e ti fai dare una mano, la togliete di qua.
Io sono andato a casa a rilassarmi un po’, ero ancora tutto agitato, poi sono andato in via Montello (la casa occupata che era il fortino dei clan, ndr) , ricordo che c’era la partita… C’era mio fratello Sergio, gli ho detto é successo questo, così e così, l’ho uccisa. Vedete come dovete fare per fare sparire il corpo. Lui mi ha detto: vai a consegnarti. Io non sono andato a consegnarti perché non volevo perdere mia figlia Denise”.
Corsivetto da Il Giornale