IAD, la dipendenza da internet è oggi una realtà: che cos’è e come si manifesta
Siamo nel 2018, in piena era digitale in cui internet fa parte della quotidianità della maggior parte delle persone. La possibilità di collegarsi al web e di avere a disposizione un mondo a portata di mano ha cambiato profondamente le relazioni umane. Da una parte si comunica molto più rapidamente anche con persone che sono dall’altro capo del mondo, per lavoro o per relazioni personali, dall’altra però si può perdere la concezione della propria vita reale, cioè al di fuori del mondo virtuale.
L’accezione negativa del web, ovviamente, è data da un utilizzo improprio della rete che assorbe più tempo del necessario e che può condizionare la propria esistenza in modo più o meno grave. Fino a quando si utilizza internet per necessità, per cercare informazioni e indicazioni, per socializzare con i propri amici, per divertirsi giocando a tombola bingo poker o guardando video o attività simili, il web è positivo. Quando diventa luogo in cui ricercare la propria soddisfazione personale ed è un elemento che si interpone fra le proprie relazioni interpersonali, allora internet è un problema.
La dipendenza da internet patologica
Quando internet diventa elemento fondamentale della vita di una persona e condiziona in modo pesante le relazioni sociali, la salute mentale e finanziaria del soggetto, allora il problema diventa patologico. Internet ormai è accessibile molto facilmente e la persona tramite la rete ha un forte senso di onnipotenza che tuttavia non è reale, ma virtuale.
Alla luce di questo il soggetto si isola preferendo i contatti via web piuttosto che reali, perché vi trova maggiore soddisfazione. Livelli patologici di questo disturbo trovano spazio soprattutto quando si ha a che fare con persone emotivamente fragili o già affette da depressione, da disturbi ossessivi compulsivi, ansia. Queste persone hanno bisogno di compensare in qualche modo una realtà che non le soddisfa e di evadere.
I sintomi principali sono il bisogno continuo di navigare in rete, il bisogno di controllare gli aggiornamenti continuamente di social o portali di vario tipo, l’impossibilità di fare a meno di internet per le cose anche più banali, l’incapacità di comprendere la propria dipendenza (mentendo a proposito di questa anche ai familiari) e di mantenere la calma dal momento che non c’è più rete a copertura.
Il caso che recentemente ha fatto puntare il dito contro il web
Di IAD si è tornato a parlare negli ultimi giorni, in riferimento all’ossessivo utilizzo degli smartphone a casa, minando in questo modo i rapporti interpersonali con i propri cari, in particolare con i bambini. Una maestra statunitense, Jen Adams Beason ha proposto ai suoi alunni di seconda elementare di sviluppare un tema su un’invenzione che non gli è piaciuta. Molti bambini hanno identificato il cellulare dei genitori come la peggior invenzione mai creata e un qualcosa da cui si sentono sostituiti.
Il tema di uno di questi bambini è stato fotografato e postato sui social dalla docente, facendo il giro del mondo (attraverso internet quindi!) in poche ore, con 250mila condivisioni anche da parte di alcune testate di giornale. Il telefono in famiglia, mentre si trascorre del tempo insieme, a tavola, è una cattiva abitudine che può minare la stabilità dei rapporti. Come altri problemi familiari si traducono poi nel modo peggiore sui più piccoli che faticano a comprendere determinati atteggiamenti, cadendo in depressione e sviluppando disturbi psichici.