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Riapre il Duomo di Siena e tutto il suo complesso monumentale

Il Duomo di Siena – foto Lensini –

Da sabato 1 agosto riaprono ai visitatori oltre al Duomo e al Museo, Porta del Cielo, il Facciatone, la Cripta, il Battistero e la Libreria Piccolomini splendente di nuova illuminazione, secondo gli orari e le condizioni di bigliettazione ordinarie.

Dopo il Duomo e il Museo tutto il complesso monumentale riapre al pubblico con un itinerario che si snoda all’interno della Cattedrale con il Pavimento e la ‘Porta del Cielo’, include il Museo dell’Opera con la salita al Facciatone e prosegue nella cosiddetta ‘Cripta’ e nel Battistero.

Perla dell’itinerario la Libreria Piccolomini che risplende di nuova luce grazie alla collaborazione dell’Opera della Metropolitana con la ERCO specialista per l’illuminazione dell’architettura. Nel contempo é stato completato il restauro ligneo dei banconi e delle teche con sostituzione dei vetri che racchiudono preziosi codici miniati, cosicché i Corali della cattedrale potranno essere apprezzati in ogni loro dettaglio. Il restauro ha interessato anche il portale lapideo interno alla Libreria,  la soprastante edicola e il gruppo delle Tre Grazie.

La visita avviene in condizioni di particolare sicurezza in quanto oltre a tutti i protocolli igienico sanitario previsti dalla legge verrà rilevata la temperatura all’ingresso e anche attraverso l’app per smartphone The Right Distance ( che non richiede informazioni personali lesive della privacy) sarà possibile mantenere l’opportuno distanziamento.

Il servizio di prenotazione accessibile online o attraverso call center permetterà tra l’altro di evitare code per l’accesso.

Dopo un mese e mezzo di gratuità riprende la bigliettazione ordinaria con la possibilità dell’Opa Si Pass al prezzo di 13 euro che permette l’accesso a tutto il complesso (tranne la Porta del Cielo che ha accessi contingentati).

Di seguito si pubblica la scheda tecnica dei restauri eseguiti all’interno della Libreria Piccolomini ed una scheda storico – artistica del Complesso Monumentale del Duomo di Siena.

LIBRERIA PICCOLOMINI – Nuove luci e restauri
Nell’ultimo triennio, all’interno della Libreria Piccolomini, sul fianco sinistro del Duomo di Siena, sono state eseguite opere di pulitura, restauro, manutenzione sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena Grosseto e Arezzo, che hanno ridonato splendore agli apparati di questo scrigno prezioso. Il restauro ligneo ha riguardato i banconi e le teche mentre quello lapideo il portale interno e la soprastante edicola. Anche grazie alla sostituzione dei vetri delle teche i corali della Cattedrale, uno dei tesori più preziosi nel campo dei codici miniati, potranno essere apprezzati in ogni loro dettaglio. Al di là delle magnifiche iniziali decorate con miniature, i margini eseguiti da Girolamo da Cremona e da Liberale da Verona sono caratterizzati infatti da un’esplosione di girali, volute, perle, motivi floreali, animali reali e fantastici.
Il gruppo delle Tre Grazie, collocato al centro della Libreria, secondo la volontà del cardinale che lo aveva acquisito a Roma dalla famiglia Colonna, è stato pulito e restaurato. L’opera è stata protagonista del convegno “La grazia è bellezza” promosso dall’Accademia Senese degli Intronati, con la collaborazione dell’Opera della Metropolitana il 27 febbraio scorso.
Il pavimento della Libreria Piccolomini, risalente al 1839, realizzato dalla manifattura Ginori di Doccia, costituito da ambrogette di forma romboidale e quadrette di maiolica dipinte, è stato protetto nelle parti soggette a maggior usura, mentre sono state rimosse le tende che oscuravano le imponenti vetrate della parete di fondo e vi è stata applicata una pellicola filtrante.
La Libreria risplende inoltre di nuova luce grazie alla collaborazione dell’Opera della Metropolitana con la ERCO specialista per l’illuminazione dell’architettura, che ha già reso “più luminose”, nel 2018, le tarsie del Pavimento del Duomo di Siena, in lucem veniet.
Per onorare la memoria dello zio materno Enea Silvio Piccolomini (Papa Pio II), e conservare il ricco patrimonio “librario” che il pontefice ed umanista aveva raccolto, il cardinale Francesco Tedeschini Piccolomini, arcivescovo di Siena (poi Papa Pio III), attorno al 1492, fece costruire una biblioteca nei locali della vecchia canonica lungo il fianco nord-occidentale del Duomo. Per quanto concerne la cronologia degli affreschi, eseguiti con ricchezza di colori smaltati e inserti in pastiglia dorata, furono realizzati dal pittore umbro Bernardino di Betto detto Pinturicchio e la sua bottega in un torno di tempo che va dal 1503 e al 1508. Le dieci scene che si susseguono nelle tre pareti celebrano la biografia e gli atti del pontificato di Pio II sullo sfondo di evocativi paesaggi, raffinate architetture e cerimoniali fastosi. Alla loro ideazione collaborò anche Raffaello, del quale ricorre, nel 2020, il cinquecentesimo anniversario della morte. Il Sanzio disegnò infatti i “cartonetti” per almeno due storie dedicate alla biografia di Enea Silvio Piccolomini, come testimoniano quello presente al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi con la Partenza di Enea Silvio per il concilio di Basilea e l’altro nella Pierpont Morgan Library di New York con l’Incontro tra Federico III e Eleonora d’Aragona, preparatorio per una delle scene più ammirate della Biblioteca.

SCHEDA STORICO ARTISTICA DEL COMPLESSO MONUMENTALE DEL DUOMO DI SIENA
Il Complesso monumentale del Duomo di Siena è un itinerario che si snoda all’interno dell’ampia mole della Cattedrale con il Pavimento e la ‘Porta del Cielo’, include il Museo dell’Opera con la salita al Facciatone e prosegue nella cosiddetta ‘Cripta’ e nel Battistero.
Il fulcro da cui inizia il percorso è la Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, la casa di Maria, il Virginis templum, il tempio della Vergine come si legge nell’iscrizione d’ingresso, testimonianza del forte legame che i cittadini senesi hanno da secoli con la loro ‘patrona’: Sena vetus civitas Virginis. Numerose opere d’arte evocano la madre di Cristo, sin dalla sua infanzia nei rilievi inseriti nell’architrave del portale maggiore, sulla facciata, l’elegante frontespizio della Cattedrale. Anche le statue di Giovanni Pisano, ora sostituite da copie mentre gli originali si conservano al Museo dell’Opera, raffiguranti profeti, Sibille e filosofi che parlano ora fra loro, ora al passante, divinamente ispirati, annunciano ai fedeli, come si legge nei cartigli, la venuta di Gesù e la sua incarnazione nel seno di Maria. Pinnacoli, guglie, inserti decorativi, marmi policromi contribuiscono al decoro dell’esterno del Duomo romanico-gotico, la cui ampia mole ci accompagna nei profili della città da ogni punto di vista.
All’interno, al di là di bassorilievi, fregi, capitelli scolpiti, vi si conservano numerose sculture, capolavori dell’arte medievale, del Rinascimento e dell’epoca barocca creati dal genio e dalla mano di alcuni fra i massimi artisti di ogni epoca storica e artistica. Seguendo un criterio cronologico, il primo complesso plastico è il magnifico Pulpito di Nicola Pisano, padre di Giovanni, scolpito tra il 1265 e il 1268. Nella Cappella del Battista, sul lato sinistro del presbiterio, esempio raffinato di architettura del Rinascimento, scorgiamo nella nicchia centrale la statua bronzea di Donatello, capolavoro della maturità dell’artista, realizzata nel 1457. La scultura raffigura San Giovanni con il volto scavato per le pene sofferte nel deserto, con un’espressione fortemente ascetica, la bocca socchiusa, colta nel gesto della predicazione per preparare la strada al Signore. Speculare si erge la Cappella della Madonna del Voto, sul lato destro del presbiterio che prende il nome dalla Madonna col Bambino, detta del Voto, tavola tardo-duecentesca, l’immagine mariana più significativa per l’identità religiosa senese. La Cappella costituisce uno scrigno prezioso di arte barocca, commissionata dal papa Alessandro VII, della famiglia Chigi che ne affidò la direzione artistica a Gian Lorenzo Bernini, il quale, per accogliere l’immagine della Vergine ideò una cornice in bronzo dorato sorretta da due angeli in volo. Alla sommità dell’icona tre angioletti che svolazzano sul fondo azzurro di lapislazzulo, sostengono sulla testa della Vergine una sottile corona intrecciata con stelle, che allude a uno di simboli araldici della famiglia Chigi.
Sul fianco sinistro si erge la Cappella Piccolomini, grande ‘macchina’ edificata per volontà del cardinale Francesco Tedeschini Piccolomini intorno alla tavola tardo trecentesca con la Madonna del Latte e dell’Umiltà di Paolo di Giovanni Fei. La commessa della cappella funeraria fu affidata allo scultore lombardo Andrea Bregno, ma le statue nei primi due ordini di nicchie appartengono a Michelangelo incaricato di realizzare quindici statue. Ne consegnò soltanto quattro, un san Pietro e un san Paolo collocate più in basso, un sant’Agostino e un san Gregorio Magno in alto. Accanto la Libreria Piccolomini si conferisce come l’ambiente di maggiore rappresentanza della nobile famiglia, come testimoniano le mezzelune, emblema araldico che si diffonde dal soffitto, alle pareti fino al pavimento, così come la biografia dipinta di Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II, l’esponente più prestigioso della stirpe.
Se dalla Cattedrale si esce e si percorre la piazza Jacopo della Quercia si potranno ammirare le vestigia del Duomo Nuovo e accedere così al Museo dell’Opera ricavato dal tamponamento di una delle navate laterali, salire verso il Facciatone per ammirare la vista sulla città e la campagna circostante, ma soltanto dopo la visita della Sala delle Statue in cui le statue ci conducono verso la parete di fondo dove si colloca l’occhio di Duccio di Buoninsegna, capolavoro dell’arte vetraria risalente al 1287-88. Gli episodi raffigurati dal Seppellimento della Vergine con apparizione del Cristo all’Assunzione della Vergine, episodio significativamente posto al centro, fino l’Incoronazione della Vergine ci introducono alla grande pala della Maestà conservata nella Sala di Duccio, in origine all’interno della Cattedrale. Il visitatore non resterà indifferente nella penombra quando sarà abbagliato dall’oro dello sfondo della tavola, partecipe della visione celeste insieme agli angeli pensosi che si appoggiano sul trono di Maria.
Ma il giovane Duccio ha iniziato il suo percorso in questo complesso monumentale nella cosiddetta ‘cripta’, un locale inaccessibile per secoli decorato da uno straordinario ciclo di pitture della seconda metà del XIII secolo. Al fianco di pittori meno noti al vasto pubblico quali Rinaldo da Siena, Guido di Graziano, Dietisalvi di Speme, attivi nell’ambito di Guido da Siena, caposcuola della pittura senese, è stata infatti ipotizzata anche la presenza del giovane Duccio di Buoninsegna. Il ciclo figurativo che si dispiega nelle pareti comprende episodi veterotestamentari, raffigurati nella parte alta delle pareti, cui corrispondono, in basso, le scene ispirate al Nuovo Testamento. I fedeli potevano dunque seguire le storie delle due serie sia in maniera diacronica che sincronica.
Scendendo la scenografica scalinata si giunge infine al Battistero, luogo che in realtà determina l’ingresso di un fedele nella chiesa attraverso il Battesimo, il primo dei Sacramenti. Nel Fonte al centro si inseriscono, intorno alla vasca esagonale, i sei specchi principali, in bronzo dorato, scanditi da statue raffiguranti virtù. Nel 1417, le formelle del Fonte vengono commissionate a coppie: due a Lorenzo Ghiberti, due ai Turini (Turino di Sano e il figlio Giovanni di Turino) e due a Iacopo della Quercia. Nel 1423, non procedendo i lavori secondo quanto stabilito, una scena viene tolta a Iacopo e affidata a Donatello, Il Banchetto di Erode. Al Battesimo si collega anche il ciclo del Vecchietta nelle volte a crociera. In quelle prossime all’ingresso compaiono le figure degli Apostoli, mentre nelle vele delle crociere contigue alla parete di fondo si trovano rappresentati gli Articoli del Credo, il Simbolo Apostolico, la professione di fede richiesta per l’ammissione al Battesimo, una formula più sintetica rispetto al Credo Niceno, costituita da dodici sentenze. Sopra il catino dell’abside il Vecchietta dipinge la Vergine condotta in cielo da una mandorla di cherubini dalle ali infuocate che conclude l’itinerario al Complesso dipartito proprio dalla dedicazione della cattedrale all’Assunta.

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Nico Baratta

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