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Le donne basse vivono più a lungo

Le donne basse vivono più a lungo. Secondo uno studio scientifico esiste una correlazione fra altezza e longevità.

Le donne basse vivono più a lungo

Una ricerca scientifica ha stabilito che la longevità riguarda soprattutto donne con un’altezza ridotta. Gli scienziati hanno evidenziato che appartenere al genere femminile ed essere basse corrisponde ad una maggiore aspettativa di vita.

Un’altra curiosità che riguarda le meno alte è relativa ai sentimenti. Uno studio olandese svela che gli uomini sono particolarmente attratti dalle compagne più basse. Gli uomini le preferirebbero perché con loro potrebbero mettere in atto il loro istinto di protezione.

E’ possibile che a spingerli fra le donne meno slanciate ci sarebbe anche il fatto che, inconsciamente, sono percepite come più fertili.

La ricerca scientifica

Presso l’Università di Yeshiva, all l’Albert Einstein collego of  Medicine, gli esperti hanno analizzato il legame fra altezza femminile e longevità.
L’indagine ha riguardato un gruppo di 450 donne provenienti dalla comunità aschenaziti perché il loro patrimonio genetico è piuttosto affine.
 I risultati evidenziano che se si ha un’altezza ridotta si vive di più. Il motivo principale, secondo gli esperti, dipende dall’ormone IGF-I. Nel gruppo degli aschnaziti, che vivono nell’Europa dell’Est, le appartenenti al genere femminile meno alte presentavano il fattore di crescita IGF-I con delle anomalie.

Nelle donne più basse il fattore di crescita IGF-I presenta delle alterazioni che influiscono sull’invecchiamento.
Inoltre, un’indagine scientifica sostiene che in futuro le donne saranno tutte più basse.

I ricercatori dell’università di Yale hanno concluso che in futuro il genere femminile sarà meno alto e slanciato. Più esattamente, nel 2409 peserebbero, in media, un chilo di più e sarebbero più basse di 2 centimetri.

Dall’analisi emerge che la donna del futuro entrerà in meno pausa più tardi di dieci mesi rispetto a quanto accade ora. Infine, si potrebbe diventare madri con un anticipo di cinque mesi rispetto ad oggi.
 Per giungere a tali conclusioni, gli esperti hanno studiato i dati relativi ad oltre 2mila donne.

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