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Alicudi: un’isola selvaggia tra mare, capre e streghe

Alicudi, insieme con la vicina Filucudi, risulta essere tra le più selvagge isole dell’arcipelago delle Eolie. Piccola e poco popolata, mostra un carattere indomito.

Porto di Alicudi (da wikipedia.org)

Tra le isole dell’arcipelago delle Eolie, solo Panarea presenta un’estensione più contenuta di Alicudi. L’isola, oltretutto, è come un enorme scoglio che si staglia dal mare, e risulta per lo più inabitata: i pochi edifici e si concentrano sulla costa est, arrampicati sui ripidi rilievi di questo ex vulcano, fino a quello che un tempo ne era il cratere (675 metri sul livello del mare).

Alicudi è quindi un’isola selvaggia, ma con una storia da raccontare.

Come raggiungere Alicudi?

L’isola di Alicudi è raggiungibile tramite traghetto o aliscafo. I traghetti partono sia da Napoli che da Milazzo (in Sicilia): in entrambi i casi, per arrivare ad Alicudi si dovrà prima far scalo in buona parte delle altre isole Eolie.

Partendo da Napoli, si passerà per Stromboli, per poi toccare Panarea, Lipari e Salina; da qui, o meglio dal porto di Santa Marina di Salina, si prenderà un nuovo traghetto per Alicudi (cui si arriverà dopo una sosta a Filicudi). Il viaggio può raggiungere le 15 ore di durata.

Partendo da Milazzo, il traghetto passa per Lipari, Salina e Filicudi, giungendo dopo cinque ore al porto di Alicudi. Da Palermo è invece possibile prendere un aliscafo che arriva direttamente all’isola in circa due ore.

L’ambiente di Alicudi

L’isola, come detto, è stata abitata con difficoltà nel corso dei secoli (fin dal Neolitico), in quanto il terreno si presenta ripido, a strapiombo sul mare. A essere popolata è la costa est, meno franosa e più riparata dagli impetuosi venti di maestrale. L’unica vera area pianeggiante si trova in cima all’isola, intorno a quello che un tempo fu il cratere del vulcano che l’ha originata.

In giro per il territorio, tra le piante di erica, lentisco, ulivo, ginestra, cappero e carrubo si muovono pure i più numerosi abitanti dell’isola: le capre. Le persone che ad Alicudi risiedono si lamentano dell’invadenza di questi animali selvatici, che depredano i raccolti agricoli e causano continuamente piccole frane con il loro arrampicarsi per i rilievi.

La leggenda delle donne volanti e dei tagliatori di tempeste

A riguardo dell’isola circolano varie leggende. La prima è quella dei “tagliatori di tempeste”: si dice che i pescatori, pronunciando una formula magica, riescano a smorzare trombe marine e mari in tempesta, forse tramite poteri donati in antichità da Eolo. L’isola, per la sua forma e le sua orientazione, effettivamente è capace di smorzare il maestrale.

Ma la leggenda più famosa è forse quella delle mahare, le donne volanti. Queste streghe erano capaci di trasformarsi in corvi o gatti, e di spiccare il volo verso Palermo o anche le coste dell’Africa. A volte si impossessavano delle barche dei pescatori, che facevano decollare per poi svolazzare nel cielo durante le notti più stellate.

La spiegazione di queste visioni risiede probabilmente nella presenza di un fungo delle graminacee, claviceps purpurea, che aveva infestato la segale che sull’isola si coltivava per produrre il pane. Il fungo, infatti, ha potenti capacità allucinatorie che derivano dalla presenza dell’acido lisergico (alla base dell’LSD). La leggenda delle mahare si diffuse ai primi del ‘900, quando per una carestia gli abitanti dovettero iniziare a panificare con la segale infestata, vivendo in un costante stato allucinato.

Cosa fare ad Alicudi?

Alicudi, con la sua scarsa densità abitativa e la sua natura selvaggia, è meta per chi cerca silenzio e tranquillità. L’attività più importante che si compia sull’isola sono le escursioni lungo i ripidi e impegnativi sentieri che la percorrono. Se le scale non sono il vostro incubo, Alicudi è il posto per voi.

L’isola è poi circondata da piccole spiagge pietrose, che si espandono e ritirano a seconda delle mareggiate, e sono lambite dalle splendide acque del mar Mediterraneo. Sull’isola è possibile soggiornare in hotel e case vacanze.

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