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Carloforte e la sua tonnara: una tradizione secolare

Carloforte offre ai turisti che la visitino tutto ciò che possano chiedere, ma il piatto forte (in tutti i sensi) è la sua tradizionale pesca nella tonnara.

Da quando nel 1700 i pescatori pegliesi residenti presso l’isola di Tabarka, tra Tunisia e Algeria, furono costretti ad abbandonare le loro case per cercare nuova sistemazione, la storia dell’isola San Pietro è drasticamente cambiata. L’isola, allora disabitata, rappresentò per i “tabarkini” il perfetto luogo dove iniziare una nuova vita, sempre all’insegna della pesca.

Sebbene nel periodo del boom minerario del Sulcis la loro principale fonte di reddito fosse legata al trasporto dei minerali dalle cave fino al porto di Carloforte, nel corso dei secoli la loro tradizione di pesca del tonno rosso si è tramandata di generazione in generazione. Scopriamola meglio.

Il tonno rosso e le tonnare: una tradizione mediterranea

Nel Mediterraneo la cultura della pesca del tonno rosso risale a tempi molto antichi, fino alla preistoria. Il tonno infatti è un pesce molto carnoso e che si muove in branchi numerosi, agevola la pesca e garantisce sostentamento. Gli antichi nei secoli impararono a comprendere il ciclo annuale di questi pesci, che in primavera (tra aprile e maggio) arrivano dall’Atlantico, transitando per Gibilterra, e girano in branchi lungo le coste mediterranee per deporre le uova. Durante l’estate, poi, ritornano nell’oceano.

Tecniche di pesca del tonno

Ci sono quindi due momenti dell’anno, nel Mediterraneo, ideali per catturare il tonno: quando arriva in massa, carico di uova e muscoloso (tonno di corsa), per deporre le uova e quando torna in atlantico, dimagrito e stanco (tonno di ritorno). Molti oggi, in modo poco sostenibile e selettivo, inseguono il tonno per tutta la stagione in mare aperto, con le cosiddette “tonnare volanti”.

Durante il suo arrivo nel Mediterraneo per deporre le uova il tonno tende a muoversi presso le coste, in quanto i fondali più bassi sono il luogo ideale per far nascere i piccoli. In questo periodo è quindi possibile posizionare le reti lungo la costa (tonnara fissa), o andare in mare aperto e intercettare i tonni con reti “volanti” da trascinare poi a riva cariche di pesce (tonnara a sciabica).

Ma la tecnica più utilizzata in questa fase iniziale, e ancora oggi in voga presso le tre tonnare italiane (tutte in Sardegna), è quella della “tonnara di corsa”, in cui si organizzano con le reti (a poca distanza dalla costa) varie “camere” in cui i tonni transitano e restano intrappolati (se abbastanza grandi). Quando le correnti sono favorevoli si fanno spostare i tonni nell’ultima camera, la camera della morte, che si issa dando poi luogo alla mattanza, l’uccisione dei tonni (anche se oggi si tende ad evitare lo sversamento di sangue in mare, e ci si limita alla cattura di prede vive).

tonnara di corsa
Una tonnara (da casamarcellasanvitolocapo.wordpress.com)

Alla guida della tonnara il Raìs (termine arabo che significa “capo”: la pratica oggi in voga in Sardegna si è proprio diffusa per mano degli arabi nel Medioevo) comanda le operazioni, valutando i momenti in cui i tonnarotti devono intervenire per issare le reti cariche di pesce. Oggi è fondamentale anche l’apporto dei sub, sia in fase di posa delle reti che di controllo del tonno “incamerato”.

La tonnara dell’isola Piana

A San Pietro la tonnara di trova all’estremo nord dell’isola, presso “La Punta”, di fronte allo stretto e basso tratto di mare che si estende fino alla vicina Isola Piana, dove un tempo vi era un’altra tonnara ma oggi è presente una residenza turistica.

Qui il lavoro dei tonnarotti, al seguito del Raìs, dura praticamente sei mesi, da febbraio (tempo di preparazione delle reti, e quindi del loro posizionamento in mare) ad agosto, quando ormai i tonni sono andati.

Negli anni la pratica delle tonnare si è fatta più sostenibile: oggi, per via della violenza delle mattanze, non si uccidono sempre i pesci dopo aver issato le reti dal fondale, ma li si spostano semplicemente in una nuova gabbia, pronti per spediti a Malta (dove comunque verranno ingrassati e macellati). Delle piccole mattanze si fanno ancora, durante la stagione, nei limiti consentiti.

Inoltre, a Carloforte le reti hanno aperture che consentono ai tonni più piccoli e giovani di riuscire e quindi di continuare il loro viaggio, lasciando intrappolati solo quelli più grandi.

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