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I falò di gennaio: i grandi fuochi celebrativi della Sardegna

In Sardegna a metà gennaio è tempo di imponenti falò in onore dei santi Efisio, Antonio e Sebastiano: scopriamo la storia dietro queste evocative celebrazioni.

Delle imponenti cataste di legna, raccolte con grande impegno e poi incendiate alla vigilia del giorno di Sant’Antonio, il 17 gennaio. Ma anche il 14 gennaio, in onore di Sant’Efisio, e il 19 gennaio in onore di San Sebastiano. La tradizione degli affascinanti falò invernali della Sardegna è uno dei tanti riti antichi che in questa isola sembrano conservarsi molto meglio che nel resto d’Italia e d’Europa. In buona parte dell’isola questi fuochi rappresentano un elemento caratteristico delle comunità locali, tramandato da tempi lontanissimi. Vediamo meglio di cosa si tratti.

I falò di Sant’Antonio

I falò più diffusi in Sardegna sono quelli dedicati a Sant’Antonio Abate, o meglio Sant’Antoni ‘e fogu. Questo nome, e questa celebrazione, derivano da una leggenda tutta sarda, che riguarda un gesto eroico e compassionevole compiuto dal Santo per aiutare l’umanità.

Il prometeo cristiano

Tale leggenda vuole che Sant’Antonio, in un tempo in cui l’uomo ancora non era in grado di sfruttare il fuoco, sia sceso negli inferi per catturare questo vitale elemento. Alla porta degli inferi si trovò il passaggio sbarrato dal Diavolo, che però non si accorse che il maialino di Antonio fosse riuscito a intrufolarsi, creando del caos. Così, al Santo fu concesso di entrare per recuperare il suo pestifero animale: in tale occasione Antonio riuscì a rubare una fiamma, custodendola nel suo bastone di ferula.

Tornato tra gli uomini, l’Abate donò quindi quella fiammella agli uomini, dando così inizio all’uso del fuoco, fondamentale per combattere il gelo invernale.

I falò: a ognuno i suoi

Il falò di Sant’Antonio viene acceso alla vigilia della celebrazione del Santo, la notte del 16 gennaio, ed è presente un po’ in tutta la Sardegna, dal Sassarese al Cagliaritano passando per l’Oristanese, l’Olbiese e il Nuorese. Una tale diffusione significa anche una certa varietà nei festeggiamenti, e in particolare nel tipo di legna e nel tipo di tradizione nella raccolta della stessa.

In alcuni paesi si bruciano grandi radici, in altri grandi tronchi di quercia (sa tuva), in altri ancora rami di arbusti tipici della macchia mediterranea (sas frascas), in una piazza o nel sagrato della chiesa.

I falò di Sant’Efisio e San Sebastiano

Non solo Sant’Antonio ha il suo falò: anche i santi Efisio (15 gennaio) e Sebastiano (20 gennaio) sono celebrati appiccando un grande fuoco la sera della vigilia della ricorrenza della loro morte. Il primo è festeggiato a Tramatza, in provincia di Oristano, dove grandi tronchi o grandi radici sono raccolti nella piazza a lui dedicata, venendo bruciati la sera del 14 gennaio, con benedizione del prete. Per la festa è solita la preparazione di dolci tipici carnevaleschi come “zippole” e “fatti fritti”.

Se il falò tramatzese è un unicum (Sant’Efisio più che altro viene festeggiato con una grande manifestazione a Cagliari tra il 1° e il 4 maggio di ogni anno), sono diversi i falò dedicati a San Sebastiano in giro per l’isola, cui viene dato fuoco nella sera del 19 gennaio.

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